Contenuto pubblicato su HuffingtonPost Italia, nel blog di Stefano Ciafani
Oggi ad Albiano Magra si è sfiorata l’ennesima tragedia all’italiana. Un ponte in evidente stato di degrado strutturale, i controlli che non funzionano, gli allarmi del territorio sul pericolo crescente e infine il crollo. Solo a causa della drammatica emergenza Coronavirus che ha ridotto al lumicino gli accessi su quel viadotto, strategico per gli spostamenti tra Toscana e Liguria, non ci sono state vittime, come invece è successo nell’agosto del 2018 a Genova.
Nelle ultime settimane è iniziato giustamente il dibattito su come riavviare l’economia del Paese dopo la fine della fase acuta dell’epidemia. A proposito, abbiamo letto e sentito di tutto. Molti si sono sperticati con idee insensate per ripartire da dove ci siamo fermati. Giorgia Meloni ha proposto di fermare il percorso del fondamentale Green Deal europeo per decarbonizzare l’economia continentale. Matteo Salvini ha abbandonato gli slogan sulla legalità (focalizzati in realtà solo ed esclusivamente su un solo argomento) e si è lanciato in proposte di pace fiscale ed edilizia (in realtà si chiamano condoni, strumenti che premiano solo i disonesti e i furbi).
Il governo pensa di moltiplicare i commissari per bypassare valutazioni e norme e per replicare la velocità con cui è stato ricostruito il ponte a Genova. I costruttori chiedono di allargare le maglie di vincoli e controlli per le “solite” opere pubbliche, con proposte di nuove strade, autostrade, pedemontane. Insomma una nuova stagione di cementificazione per aumentare un insostenibile trasporto su gomma già oggi a livelli record.
Non c’è alcun dubbio: dobbiamo far ripartire l’economia puntando anche sulle opere pubbliche, ma dobbiamo evitare errori imperdonabili. Nei mesi scorsi abbiamo individuato 170 opere prioritarie da sbloccare o realizzare sul territorio nazionale e 11 emergenze da affrontare una volta per tutte. Da queste si deve ripartire per risolvere i tanti problemi ambientali, ridurre l’impatto sulla salute, salvare posti di lavoro e produrne di nuovi. Serve una capillarità di cantieri per mettere in sicurezza l’Italia, a partire dal patrimonio immobiliare, insicuro ed energivoro.
In Italia servono anche nuovo calcestruzzo e tondini in acciaio, ma non per costruire nuove autostrade inutili che magari restano vuote perché realizzate su numeri infondati con progetti stravecchi (basti pensare alla Brebemi in Lombardia). Sono invece fondamentali per mettere in sicurezza decine di migliaia di ponti e viadotti costruiti a partire dal boom economico. Queste opere infrastrutturali non sono “per sempre”(come il diamante di una nota pubblicità del passato), invecchiano e si degradano, mettendo sempre più a rischio la vita di tantissime persone.
Lo dimostra l’elenco sempre più lungo di ponti che vengono chiusi perché insicuri. Vogliamo dunque puntare da subito su questi piloni, arcate e travate di ponti per fare una cosa utile al Paese? Attendiamo una risposta pronta e adeguata da ministri, governatori, industriali e costruttori.
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