Johann Wolfgang Goethe

Poeta, scienziato e pensatore, tedesco (1749-1832).

Uno dei massimi protagonisti della letteratura tedesca, G. godette presto di una fama straordinaria in tutta Europa, e con opere come il Werther e il Faust diede vita, suo malgrado, al modello letterario e culturale su cui s’impianterà il –>Romanticismo. “Suo malgrado” perché egli in realtà volle sempre restare ancorato a un classicismo senza tempo, da cui assistere con la dovuta distanza tanto all’esaurirsi della vena illuminista (–>Illuminismo), che aveva portato a compimento il progetto della rivoluzione scientifica moderna, quanto alle nuove impetuose spinte operate dalla cultura romantica, spesso velleitaria nella sua reazione esasperatamente soggettivista ed emotiva  allo spirito razionalista dell’epoca precedente. Proprio per questo l’“età di G.” – come è stato chiamato il passaggio dall’Illuminismo al Romanticismo – può essere considerata testimonianza emblematica della prima grande crisi interna al progetto della modernità.

La riflessione filosofica di G., e anche la sua opera di scienziato, muovono dall’obiettivo di ripensare la natura in termini organicisti (–>Organicismo) ed olistici (–>Olismo), secondo lo stesso approccio che sarà del suo amico von –>Humboldt, in una ricerca che trova ispirazione tanto nella visione trasformista proposta da –>Lamarck quanto in –>Spinoza e nel suo “Deus sive natura” e, più in generale, in una “religione della natura” d’impronta panteistica non estranea alle ipotesi vitaliste (–>Vitalismo),  difficilmente compatibile sia con il razionalismo illuminista che con l’idealismo romantico. Per G., nella continua metamorfosi cui va soggetta la natura – metamorfosi che egli ama osservare sul campo, da vero naturalista – si vede agire un principio generativo immanente, un “fenomeno originario”, rivelante in ogni suo prodotto, anche in quello all’apparenza più insignificante, un’armonia prestabilita che la scienza meccanicista (–>Meccanicismo) seicentesca, poi largamente adottata dalla cultura illuminista, con la sua matematizzazione del reale non poteva cogliere, ma che, d’altro canto, si presta più alla serena contemplazione che G. ambisce a mutuare dall’antichità classica che al perenne e lacerante stato d’insoddisfazione proprio dello spirito romantico.

La “religione della natura” goethiana condivide lo stesso segno olistico e organicista della schellinghiana (–>Schelling) “filosofia della natura”, ma se ne distingue per una forte accentuazione del carattere immanente della spiritualità attribuita al mondo naturale, e per un’idea processuale, storica dei fenomeni biologici che precorre le successive acquisizioni dell’evoluzionismo darwiniano (–>Darwin). In tale duplice prospettiva, G. può considerarsi non solo uno dei grandi fondatori di quella visione olistica da cui prenderà  origine la scienza ecologica, ma un preciso antesignano delle correnti del pensiero ecologico contemporaneo che si oppongono tanto ai gravami teorici e pratici del meccanicismo moderno, quanto ai pregiudizi e agli atteggiamenti antiscientifici di cui è ricca l’odierna cultura umanistica. 

BIBLIOGRAFIA

La natura, 1781-2

La metamorfosi delle piante, 1790

Formazione e trasformazione della natura organica, 1807

Teoria dei colori, 1810

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