Trentottesimo giorno

È curioso come la nostra mente non riesca a immaginare un uso diverso degli spazi pubblici, in quest’era del coronavirus, rispetto a quelli a cui siamo assuefatti. A farmici pensare è stata la proposta, pienamente condivisibile, della ministra delle Famiglia, Elena Bonetti: aprire per i bambini e gli adolescenti, in condizioni di sicurezza, parchi dove farli giocare. Ma perché non farlo anche nelle piazze delle nostre città, così desolatamente vuote e belle? Sarebbe anche più facile sanificarle, controllarne gli accessi e attrezzare spazi adeguati.

foto di Legambiente, dal sito mobilita.regione.puglia.it

Legambiente ha organizzato, per molti anni, una bella iniziativa, “Cento strade per giocare”, che aveva l’obiettivo di riacquisire all’uso pubblico strade e piazze occupate, spesso anche abusivamente, dalle auto. Una campagna che ancora oggi diversi circoli locali continuano a realizzare. Nel tempo, fortunatamente, molte di quelle piazze e anche diverse strade sono state pedonalizzate, diventando, quasi sempre, formidabili “attrattori turistici” o veri e propri “paradisi dello shopping”. Oggi, a causa della pandemia, sono vuote. Ed è prevedibile che ci voglia del tempo prima che tornino anche loro alla “normalità”. Trasformarle, insieme ai Comuni, alle associazioni, agli artisti di strada in altrettanti luoghi dove far vivere ai bambini e agli adolescenti, che più di tutti stanno soffrendo le privazioni del lockdown, momenti di “libertà vigilata”, divertendosi insieme, sarebbe anche uno straordinario messaggio di speranza per tutto il Paese.

La ministra Bonetti pensa a “un coinvolgimento massiccio del Terzo settore” e fa bene, perché in questo mondo, fortemente penalizzato dalla crisi causata dal Covid 19, non mancano le competenze educative, la creatività e l’esperienza organizzativa. Ha anche annunciato di avere 30 milioni di euro da destinare a “progetti educativi”. Benissimo. Alla sua proposta hanno già risposto, in maniera positiva, amministratori locali, da Napoli a Roma. E persino il Viminale, come racconta “Repubblica”, starebbe valutando seriamente l’ipotesi. C’è solo da sperare che almeno questa volta alle buone intenzioni seguano, concretamente, i fatti.

Qualche numero può aiutare a comprendere meglio quanto sia urgente dare risposte ai disagi che vivono le generazioni più giovani, private anche dei momenti di socialità offerti dalla scuola. L’Istat ha rilevato come il 41,9% dei minori viva in condizioni di sovraffollamento abitativo. Non solo: 1.260.000 minori soffrono, insieme alle loro famiglie, condizioni di povertà assoluta. E i due indicatori di disagio, com’è facile immaginare si sovrappongono: la percentuale più alta di famiglie in povertà assoluta censite dall’Istat si registra, con il 19,6%, tra i nuclei con più di 4 componenti.

Riaprire per loro, con una programmazione ben strutturata, tutti i luoghi pubblici delle nostre città in cui poter organizzare attività ludiche ed educative, con protocolli di sicurezza puntuali, personale adeguato, app dedicate per scoprire dove si svolgono le attività e magari prenotarle, sarebbe utile almeno quanto la riapertura delle fabbriche. Vedere bambini e adolescenti divertirsi insieme anche nelle piazze e nelle strade chiuse al traffico del nostro Paese, farebbe bene a tutti. Anche se dovessero usare pure loro le mascherine, magari colorate.

# quellocolbongo

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