Con gli ultimi tre flash mob di oggi (alle 12, 18 e 21, in diretta facebook da Largo Minganti, a Roma) anche #quellocolbongo, com’è giusto che sia, finirà tra i file dei ricordi del mio lockdown. Ne avremo lanciati 156 insieme al dj Fabri, al secolo il mio vicino di casa Fabrizio Ciciarelli (qualche volta sostituito egregiamente dal figlio, il dj Alessandro). Avremo cantato per 52 volte l’inno nazionale, preceduto da un applauso dedicato ai tanti e diversi protagonisti di un Paese ricco di persone straordinarie. Ascoltato 209 canzoni, compresa, alle 15 del 25 aprile, “Bella ciao”. Acceso, ogni sera, le “torce” dei nostri cellulari per dirci, con semplicità, che #restiamoacasa. E ci vogliamo bene.
Dire che ne avrò nostalgia, è complicato. Ogni giorno, percuotendo, affacciato dal balcone di casa, il mio piccolo bongo africano ho cercato, in fondo, di esorcizzare ansie e paure che si accumulavano, mentre cresceva in maniera esponenziale il numero dei contagiati e dei morti. Ma sarà anche difficile oggi non emozionarmi. Perché viviamo di relazioni, come ci ha ricordato, drammaticamente, il coronavirus. E a fare la differenza sono state le persone che ogni giorno, alle 12, 18 e 21 si sono affacciate insieme a me, spesso anche prima. Sicuramente per le mie stesse ragioni, compreso il bisogno di sentire quel bongo che suonava.
Con l’ultima pagina che scriverò domani, chiuderò anche, com’è naturale che sia, il mio Diario. Cominciato per caso e proseguito, ogni giorno, per vocazione. Scrivere è sempre stata la mia passione più grande. Purtroppo ho iniziato a coltivarla, professionalmente, picchiando come un fabbro sopra i tasti di una macchina da scrivere piazzata sulla mia prima scrivania, a “Paese Sera”, nel lontano 1984. Un difetto che mi è rimasto, come sa bene mia figlia Isabella, svegliata a orari improbabili dal “ticchettio” rumoroso della tastiera del mio computer. Ogni giorno ho cercato di raccogliere idee, approfondire notizie, suggerire tracce di riflessioni da condividere. Un esercizio che dovremmo abituarci a fare, tutti, molto più spesso di quanto non sia accaduto nell’Era della frenesia, quella bruscamente interrotta dal Covid-19. Sono stati post quasi sempre troppo lunghi e me ne scuso. Ma non riesco proprio ad essere uno da “twitter”. E arrivato alla soglia dei 62 anni, per quanti sforzi faccia di diventare più “smart” possibile, non credo di riuscire a correggermi.
Domani mattina, all’alba, la prima cosa nuova che farò è una passeggiata, rispettando le regole, nel parco di Aguzzano, vicino al quale ho la fortuna di vivere. La seconda, prima possibile, sarà quella di andare a trovare mio figlio, Valerio, che vive con la sua compagna, Chloè, “fidanzata stabile”. La terza sarà andare a trovare mio fratello Sergio, sua moglie, cioè mia cognata, Cristiana e le mie due nipoti, Alice e Valeria. La quarta sarà andare a trovare il figlio della sorella di mia moglie, cioè mio nipote, Dario, che vive con la sua “fidanzata stabile”, Giada. Lo farò seduto in auto accanto a mia moglie, che guida, e mia figlia, tutti e tre con la mascherina e il modulo di autocertificazione debitamente compilato. Prima di farlo, per estrema sicurezza, rileggerò con attenzione le faq alla voce “congiunti” sul sito della presidenza del Consiglio dei ministri. Sarà molto difficile, come mi ha ricordato ieri sera mia figlia, resistere alla tentazione di abbracciarsi. Ancora di più che essere costretti a restare in casa. Ma è quello che faremo, perché ci vogliamo bene.
Post scriptum. Oggi comincia il conto alla rovescia verso la festa dei 40 anni di Legambiente, che si farà, in modalità social, il prossimo 20 maggio. L’invito, rivolto a tutta la comunità legambientina, è quello di tirare fuori un “cimelio” associativo di questa lunga e straordinaria storia comune. E postarlo, con l’hastag #Legambiente40, per realizzare così un vero e proprio Museo virtuale. Il mio “cimelio” è un libro-cd, “Fango”, realizzato nel 1999 in collaborazione con la casa discografica Compagnia Nuove Indye (www.cnimusic.it), che mise a disposizione, gratuitamente, 11 brani di altrettanti artisti. Insieme al cd, pubblicammo una sintesi del “Rapporto Ecomafia” di Legambiente. Il dodicesimo brano, “Fango”, appunto, l’ho inciso con i Nidi d’Arac (www.nididarac.net), dando voce a un testo che avevo scritto in occasione del disastro innaturale di Sarno, con la tragica alluvione della notte tra il 5 e 6 maggio del 1998, che fece 160 vittime. La musica era stata composta da Alessandro Coppola, il leader del gruppo, che avevo conosciuto poco prima della manifestazione per l’Europa promossa da Legambiente. Avevo fatto ascoltare ad Alessandro il testo di “Ecomafia rap”, un’altra piccola follia. E il 9 maggio del 1998, alla fine dell’esibizione dei Nidi d’Arac, dal palco della manifestazione, improvvisando davanti a migliaia di persone, Alessandro mi “costrinse” a cantarla. Potevo tirarmi indietro quando, la sera del 15 marzo, uno dei protagonisti dei flash mob di Largo Minganti ha gridato: “’do’ sta quello cor bongo?”
#quellocolbongo