Terzo giorno (per decreto)

Forse, e dico forse, non l’ho presa bene ma ieri, prima vera giornata di smart working, ho cominciato a lavorare alle 8.30 e ho finito alle 22.30…Sarà che stando a casa, il concetto di pausa evapora. Oppure perchè, non stando in ufficio, non hai la possibilità di impegnare, quando ce l’hai, il tempo libero dal lavoro in chiacchiere e caffè (vecchio trucco di chi in questo modo maschera il fatto di averne anche troppo…). Insomma, se fossi un datore di lavoro userei a palla lo smart working, magari accompagnato da un file condiviso dove chi lo fa deve scrivere in sintesi le attività che ha svolto, così facilmente verificabili.

A occhio lui ci guadagnerebbe, in termini di efficienza e costi di gestione. Ma ci sarebbero anche importanti benefici ambientali, per gli spostamenti in auto che verrebbero evitati. E molto stress in meno per chi normalmente va e torna dall’ufficio ogni giorno, magari in una grande città. Deve solo stare più attento, chi lo fa, a non farsi fregare da quella parola: smart. Perchè è sempre working e non deve prendere il sopravvento. Spero di imparare in fretta.

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