Sesto giorno

Non sarà un post breve. E neppure semplice da scrivere. Perché sono troppe le emozioni che mi porto dentro da ieri. Sono INCAZZATO. Perché ho sentito David Quammen, l’autore di “Spillover” intervistato da Fazio, denunciare “burocrati e governi” che hanno ignorato per anni gli allarmi lanciati da scienziati e ricercatori sui rischi di una nuova pandemia, dopo quella della Sars. Causata dal nostro modo dissennato di saccheggiare la biodiversità, a partire dalle specie selvatiche, diventando da carnefici prede di virus che ci trasformano in “ospiti”. Lo stesso atteggiamento di “burocrati e governi” che continuano a dubitare, minimizzare, rimandare le scelte drastiche che deve fare l’umanità se vuole sopravvivere a se stessa e non essere travolta dai cambiamenti climatici. Possibile che siano così sciaguratamente irresponsabili? E quanto dipende anche dalle nostre irresponsabilità? La prima risposta è SÌ. La seconda, MOLTO. Compreso il fatto che è da IRRESPONSABILI anche non incazzarsi e protestare quando i sindaci non adottano provvedimenti drastici per rendere respirabile l’aria delle nostre città e i governi non investono risorse adeguate per il trasporto pubblico e una mobilità sostenibile. O tagliano, come hanno fatto fino a ieri, la sanità pubblica.

Sono ANGOSCIATO. Perché non so quanto durerà questa emergenza, quante vittime farà, per quanto tempo chi perde un proprio caro a causa del coronavirus dovrà rinunciare anche al dolore condiviso e agli abbracci consolatori di un funerale. Sono PREOCCUPATO perché mia moglie è uno di quei medici di famiglia che, come questa mattina, esce di casa per andare in ambulatorio, indossando la sua mascherina, accoglie i suoi pazienti, condivide con i suoi colleghi le notizie sulla diffusione del contagio, deve essere sempre pronta ad affrontare una situazione che potrebbe sfuggire al controllo, lucida e disponibile quando riceve telefonate da chi ha paura, perché ha la febbre e non sa cosa fare.


Incazzature, angosce, preoccupazioni ne ho e ne avremo molte in questi giorni di isolamento. E ognuno di noi dovrà scegliere il modo migliore di reagire. Quello che lo fa stare meglio e che può contribuire, per quello che può, a far stare meglio gli altri. Confesso che mi sono sentito ridicolo e fuori luogi ieri sera, prima di andare a dormire, per quel poco che si riesce, davanti ai numeri delle vittime, alle storie di chi combatte tra la vita e la morte, i respiratori che mancano, le mascherine che non si trovano, con quella mia ostinazione ad affacciarmi alle 12 per lanciare un applauso. E poi alle 18 per condividere una canzone. E alle 21 per accendere una piccola luce. Ma chi ha strillato ieri sera “do’ sta quello cor bongo” mi ha fatto capire che è il mio compito, oggi. Aiutare così chi è incazzato, angosciato, preoccupato come me e abita nel mio stesso quartiere, a poche centinaia di metri di distanza, ad alleggerire un poco incazzature, angosce, preoccupazioni. E resistere nel tempo. Come facciamo per i medici, gli infermieri, tutto il personale sanitario che deve assistere e curare chi si è ammalato a causa del virus covid19, RESTANDOCENE A CASA! Quello cor bongo c’è sta. Alle 12, alle 18 e alle 21. Daje!!

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