Quattordicesimo giorno

Ci siamo dimenticati di loro in questa emergenza causata dal Covid19. “Bambini e bambine, ragazzi e ragazze che vivono situazioni di forte vulnerabilità, condizioni di povertà economica, sociale ed educativa”. Eppure sono “91.200 in Italia i minorenni in carico ai servizi sociali e 1.260.000 i minorenni che vivono in condizioni di povertà assoluta.”

A ricordare questi numeri, per richiamare il governo e tutte le forze politiche a fare scelte immediate di fronte a questa emergenza nell’emergenza, è una rete di associazioni, comunità di accoglienza, cooperative sociali, docenti universitari, psicologi che ai diritti di questi nostri “figli invisibili” dedica da sempre il suo impegno quotidiano. Il titolo dell’appello è semplice e scioccante: “Chiediamo subito un #decretobambini”. Angosciati da un virus di fronte al quale abbiamo come unica arma di difesa, finora, quella dell’isolamento, ci siamo dimenticati di loro. Dei bambini “travolti dalla paura, vittime di violenza in famiglia, che vivono in condizioni di degrado, maltrattamento e abuso grave, impossibilitati a chiedere aiuto”. Perché, come segnalano i promotori dell’appello, “in questa fase è praticamente impossibile attivare le necessarie segnalazioni alle autorità giudiziarie competenti (Procure e Tribunali per i minorenni) e i conseguenti interventi di protezione”. Tutto bloccato: “aiuti alle famiglie di origine, affidamenti familiari, inserimenti in comunità, adozione”.

Servono interventi immediati, magari attraverso modifiche al quel decreto “Cura Italia” in cui ci siamo dimenticati sia di loro che di tutti i “minorenni, non allontanati dalle famiglie, ma che vivono in situazioni familiari a rischio (di povertà educativa, maltrattamento e incuria), per i quali erano stati attivati interventi di supporto educativo (inserimento in centri semiresidenziali, diurni, educativa territoriale e domiciliare). A causa dell’emergenza sanitaria quasi tutti questi servizi non residenziali sono stati sospesi con gravi ripercussioni sulla loro tutela”.

L’appello, a cui ha aderito anche Legambiente, vede insieme realtà nazionali (Agevolando, Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, Arciragazzi, Care leavers network Italia, Cnca, Coordinamento nazionale comunità per minori, Cismai, SOS Villaggi dei bambini, Progetto Famiglia) e importanti esperienze territoriali: il Centro antiviolenza Artemisia di Firenze, la comunità di accoglienza Kayros di Vimodrone (Mi), la Fondazione Domus De Luna di Cagliari, il Centro educativo diocesano Regina Pacis e la cooperativa sociale L’Orsa Maggiore di Napoli, l’istituto Don Calabria e l’associazione Terra dei piccoli di Roma. La loro richiesta è semplice: rimediare all’errore fatto quando abbiamo lasciato soli i bambini che non sono al sicuro nelle case dove sono costretti a vivere, come noi, a causa del Covid19. Costituendo innanzitutto “task force locali tra scuola, autorità giudiziarie minorili, servizi sociali, sanitari e terzo settore, comprese le associazioni familiari”, per intervenire subito nelle situazioni più fragili e proteggere le vittime. E garantendo ora le risorse indispensabili per non far “collassare l’intero sistema pubblico e del privato sociale che gestisce i servizi essenziali per la tutela dei bambini, dei ragazzi, delle famiglie nel nostro Paese”.

Sarebbe un bel segnale per il futuro se dalla soluzione di un problema creato dall’emergenza Covid19 arrivassero quelle risposte che in condizioni “normali” le istituzioni e chi le governa si dimenticano di dare. #quellocolbongo

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