Quarantesimo giorno (-15)

Da oggi il mio Diario dall’isolamento avrà due numeri che l’accompagneranno: quello dei giorni da cui è cominciato e quello del conto alla rovescia verso la fine, prevista per decreto, del lockdown. Che non sarà uguale per tutti. Anzi, ognuno di noi avrà la sua. In base all’età, al lavoro, quando ce l’ha, al luogo in cui vive. Con tre sostantivi che accompagneranno a lungo la nostra vita sociale nell’ea del coronavirus: distanziamento, prossimità e responsabilità. E tre azioni che la scandiranno: indossare la mascherina prima di uscire, consultare una o più app, utilizzare il dispenser del gel per disinfettare le mani.

Un’immagine del Parco di Aguzzano

Da ieri non c’è media che non stia cercando di capire quale sarà la “bussola” della cosiddetta “fase 2”. Tra le indiscrezioni più accreditate sul lavoro che sta svolgendo la “commissione Colao”, a cui è stato affidato il compito di disegnarla, ce n’è una che farebbe sussultare di gioia, se fosse ancora vivo, Gianfranco Miglio, il primo ideologo della Lega Nord (allora si chiamava così): dividere il Paese in “macroregioni”. Vent’anni fa, quando diede alle stampe, per la casa editrice Laterza, la sua teoria condensata nel libro “Una Costituzione per i prossimi trent’anni”, Miglio non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato un virus a farla tornare di prorompente attualità. E’ certo, invece, che il distanziamento fisico, com’è giusto chiamarlo, sarà il primo requisito con cui potrà essere riprese una qualsiasi delle attività messe finora “in quarantena”. A cominciare dal primo dei nuovi bisogni sociali: uscire di casa per fare una passeggiata, magari nel parco più vicino. 

La prossimità è il secondo sostantivo che sta già scandendo la nostra vita quotidiana, dalla riscoperta dei “vicini di casa” e quella dei “negozi di quartiere”. Categorie, sociali ed economiche, che erano state quasi completamente cancellate nell’era “pre-coronavirus”, quella della globalizzazione. La “prossimità” sarà, a lungo, anche il motore della ripartenza per “scongelare” settori cruciali del nostro Paese, come il turismo, che da solo vale il 13% del nostro Prodotto interno lordo, con 4,2 milioni di occupati. Nei primi 10 mesi dello scorso anno i turisti stranieri avevano trascorso, in Italia, 360 milioni di notti, spendendo 40 miliardi di euro, che mancheranno sicuramente nel bilancio di quest’anno. 

Il terzo sostantivo che riguarderà tutti, ancora più di oggi, è la responsabilità. Dal primo al 17 aprile le forze dell’ordine hanno effettuato circa 4,2 milioni di controlli sulle persone, con circa 175.000 sanzioni, pari al 4,2%. Numeri che dimostrano un senso di responsabilità, tra i cittadini, diffuso e condiviso. Se ci aggiungiamo le prove di solidarietà di cui, come capita sempre durante ogni emergenza, siamo stati capaci, non è azzardato immaginare che l’uso delle mascherine (se ci verranno messe a disposizione nelle quantità adeguate), l’igiene delle mani e l’utilizzo delle app (a cominciare da Immuni, fondamentale per monitorare la diffusione del contagio) diventeranno abitudini quotidiane per la grande maggioranza degli italiani.

In questi primi 40 giorni di Diario ho cercato di raccogliere e raccontare, insieme alle critiche sulle scelte fatte finora da chi ci governa, le proposte che mi sembravano più convincenti (buona parte delle quali, a dire la verità, ancora nel cassetto delle buone intenzioni). Ma non voglio cedere alla tentazione di fare anche io, come molti, il “commissario nazionale della Ripartenza”. E in questa domenica “-15” mi piace immaginare solo a come sarà la mia “fine del lockdown”. Molte cose saranno come prima. Continuerò a lavorare nella modalità smart working, uscirò per fare la spesa o gettare l’immondizia, sempre con la mascherina e i guanti. Avrà l’app “Immuni” sul mio cellulare. Ma due emozioni vorrei viverle di nuovo prima possibile. Riabbracciare mio figlio, che vive a Roma con la sua compagna. E farmi una passeggiata nel parco di Aguzzano. Con la mascherina, i guanti e il bongo.

#quellocolbongo

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