Quaranteseiesimo giorno (-9)

Ha ragione Carlo Petrini, il fondatore di Slow food, intervistato oggi da Repubblica: il 25 aprile 2020, costretti a casa dal coronavirus, dovremmo viverlo dalla parte degli ultimi (www.25aprile2020.it). E impegnarci di più, insieme, per liberarli da una società fondata sulla dittatura del profitto. E’ quello che fanno concretamente, ogni giorno, i nuovi partigiani del Terzo millennio, come quelli a cui è dedicato il mio Diario di oggi.

TERRE SOLIDALI

Sarà stata una coincidenza, ammesso che esistano, ma proprio ieri il mio amico Francesco Pascale, fondatore del circolo di Legambiente di Succivo, in provincia di Caserta e della cooperativa sociale Terra Felix mi ha mandato le foto della semina di piantine d’insalata, scarola, peperoncini, melanzane e pomodori nei terreni strappati all’abbandono e gestiti in affitto dalla cooperativa. “Oggi abbiamo iniziato a coltivare la speranza”, mi ha scritto Francesco sotto le immagini dei soci e dei volontari del Servizio civile impegnati a sistemare le piantine nei teli di pacciamatura (indispensabili per farle crescere bene), biodegradabili invece che di plastica. “Destineremo gran parte della produzione – ha aggiunto – alle famiglie indigenti, per una sana e corretta alimentazione in questa fase delicata”.

“Terra felix” è una delle tantissime esperienze di agricoltura sociale del nostro Paese, quella in cui si coltivano, insieme, la terra e i diritti, a cominciare da quelli degli ultimi, come le persone con disabilità o gli ex detenuti. Sono realtà che conosco bene, avendo contribuito a far nascere, grazie al progetto “Libera Terra”, le cooperative sociali impegnate nella gestione di beni confiscati alle mafie. Nonostante una legge nazionale che ne ha riconosciuto, dopo decenni, il valore e il ruolo svolto anche in questa drammatica crisi, oggi molte “fattorie sociali” rischiano di chiudere, dimenticate da chi ha responsabilità di governo. E che si ricorda, invece, di includere, tra le attività da far ripartire ancora prima che scada il lockdown, il gioco d’azzardo nelle tabaccherie, come scrive Toni Mira sull’Avvenire di ieri. 

EROI DELL’AMBIENTE

La pandemia Covid-19 non ferma, purtroppo, gli omicidi di attivisti impegnati a difendere la terra in cui vivono. L’ultimo è quello avvenuto il 18 aprile “nel municipio di Jaru, nello Stato di Rondônia, nord del Brasile, al confine con lo stato di Amazônia”, racconta Giulia Assogna su lanuovaecologia.it. La vittima è Ari Uru-eu-wau-wau, 33 anni, leader indigeno del “Grupo de vigilantes e protetores do território”, che denuncia, ogni giorno, i disboscamenti illegali di cui si rendono protagoniste imprese, taglialegna, cercatori d’oro. L’8 aprile viene ucciso in Messico Adan Vez Lira, che si batteva da più di vent’anni per difendere l’area de La Mancha, nello stato di Veracruz, dalle devastazioni ambientali causate dalle compagnie minerarie. Era “un difensore di mangrovie, dune ed ecosistemi costieri” scrive Maria Grazia Cantalupo su peopleforplanet.it e “lavorava come guida in un’azienda che si occupa di turismo ecosostenibile nel territorio di La Mancha”. Il 24 febbraio viene massacrato in Costa Rica, a colpi di pietra e di machete, Yehry Rivera, indio ed ecologista, impegnato da anni a difendere le terre degli indios e le foreste nell’area di Tèrraba.  L’elenco potrebbe continuare a lungo: nel 2018, secondo l’ultimo rapporto di Global witness, le persone uccise per il loro impegno in difesa dell’ambiente e dei diritti delle popolazioni locali sono state 164, in media 3 ogni settimana. Nuove miniere, agroindustria, sfruttamento dell’acqua sono i principali interessi, con i loro colossali profitti, contro cui si battevano, in nome degli ultimi.

Post scriptum: affacciato dal mio balcone per ascoltare, come ogni giorno, un po’ di musica insieme a chi abita intorno a Largo Minganti, ho visto ieri, per la prima volta, dopo 45 giorni, due bambini ballare nel piccolo spazio verde all’ingresso del nostro condominio. Dovremo essere molto attenti, come lo sono stati i loro genitori, a gestire la fine del nostro isolamento, ma sono stato felice di avergli regalato un momento di serenità anche grazie alla mia, comoda, resistenza. Buona festa della Liberazione!

#quellocolbongo.

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