Il diagramma del nostro futuro è in fondo al decreto che entrerà in vigore dal prossimo 4 maggio. Burocraticamente parlando, è l’allegato 10 previsto dal comma 11 dell’articolo 2, ovvero dal cuore del nuovo provvedimento con il quale si sancisce e, fortunatamente, si semplifica la riapertura di molte attività economiche, senza nessuna delle cervellotiche deroghe del precedente decreto. Al confronto, le novità, che pure ci sono, grazie alle quali si ampliano le nostre possibilità di uscire semplicemente di casa, impallidiscono.
Cominciamo dal nome. Quella che stiamo per vivere, a determinate condizioni, si chiama “Fase 2a”, ovvero della “Transizione iniziale”. Ogni giorno le Regioni dovranno comunicare al ministero della Salute, all’Istituto superiore di Sanità e al Comitato tecnico scientifico il rispetto di questi 5 requisiti: stabilità di trasmissione del virus, servizi sanitari non sovraccarichi, l’attività di readiness (il pronto intervento), l’abilità di testare tempestivamente tutti i casi sospetti, la possibilità di garantire adeguate risorse per contact-tracing (la tracciabilità), isolamento e quarantena. Se i parametri saranno soddisfatti, bene. Altrimenti, si torna, come nel gioco dell’oca, al lockdown.

Il prossimo futuro che ci attende, se andrà tutto come nelle previsioni, è quello della “Fase 2b”, ovvero della “Transizione avanzata”. Ai 5 requisiti della “Fase 2a” se ne aggiunge un sesto: la capacità di monitoraggio epidemiologico. Insomma, test e tamponi. Se i parametri non sono soddisfatti, si ritorna alla “Transizione iniziale” e se peggiorano pure quelli, alla casella di partenza: il lockdown. Siccome, invece, andrà sicuramente tutto bene, vivremo nella “Fase 2b” fino a quando non ci sarà un “accesso diffuso a trattamenti e/o a un vaccino sicuro ed efficace”. Soltanto allora potremo passare alla “Fase 3”, quella del “Ripristino”, al termine della quale c’è la casella dei nostri sogni: “Fine della pandemia”. Che, però, non è l’ultima. Perché nel diagramma del futuro c’è un’altra fase ancora, enigmatica: la “Fase 4”, quella della “Preparazione”. A cosa? Il dubbio che possa trattarsi di una nuova pandemia è forte, ma l’Allegato 10 finisce così e i verbali delle riunioni in cui è stato predisposto, purtroppo, non sono pubblici.
Forse, mostrando in diretta tv il diagramma e facendosi aiutare nella spiegazione da uno degli esperti che lo circondano, il premier Conte avrebbe fatto meno fatica a convincere gli italiani che si devono accontentare di potersi muovere appena un poco più liberamente nella regione in cui vivono. All’articolo 1, comma 1 lettera a) di questo decreto, infatti, le ragioni di “assoluta urgenza” (oltre a quelle lavorative e di salute) per cui possiamo spostarci, fino al 3 maggio, da un comune all’altro, sono diventate più blandamente “di necessità”, tra cui rientrano anche le famigerate visite ai congiunti, fidanzate/i compresi. Potremo passeggiare o fare attività sportiva in parchi, ville e giardini pubblici, sulla base delle regole previste dal distanziamento tra le persone e di quelle con cui i Comuni organizzeranno gli accessi. Non saremo costretti a fare jogging, per chi lo fa, o a passeggiare solo vicino casa. Le cerimonie funebri recupereranno quel minimo di umanità consentito dalla presenza di 15 familiari e amici.
Troppo poco e pure abbastanza confuso? Sicuramente sì, se pensiamo soprattutto ai bisogni dei bambini. Ma grazie all’art.8, tutte le attività sociali e socio-sanitarie previste per le persone con disabilità vengono riattivate, sulla base di Piani territoriali affidati alle Regioni, con specifici protocolli di sicurezza per gli utenti e gli operatori. Ho controllato e nel precedente decreto, quello in vigore fino alla mezzanotte del 3 maggio, l’articolo che prevede queste “Ulteriori disposizioni specifiche per la disabilità” non c’era. Un segnale di ascolto e di attenzione verso i bisogni delle persone più fragili che fa ben sperare per il futuro. Ascolto e attenzione di cui ci sarà bisogno da parte di tutti, nel “gioco dell’oca” che ci attende fino alla “Fase 4”.
#quellocolbongo