Vandana Shiva

Fisica, economista e ambientalista, indiana (1952).

Fondatrice e presidente del “Research foundation for science, technology and ecology”, tra le voci più popolari dell’ambientalismo e dei movimenti –>No-global, S. ha sviluppato una critica radicale del modello socio-economico dominante, sottolineandone il duplice carattere antiecologico e neocolonialista e teorizzandone il fondamento sulla sistematica spoliazione, da parte del Nord del mondo, delle risorse e dei saperi “indigeni” dei Paesi poveri.

Per S., tale impronta era già centrale nella cosiddetta “rivoluzione verde” affermatasi in Asia, e in particolare in India, negli anni Sessanta, che impose le monoculture agricole nell’esclusivo interesse dei Paesi occidentali e a scapito delle comunità indigene e della biodiversità, e segna oggi con ancora maggiore evidenza l’agricoltura “biotech”, che attraverso la diffusione generalizzata degli –>Ogm e il collegato meccanismo dei brevetti privatizza la materia vivente ed espropria i Paesi poveri del patrimonio genetico da essi custodito. Come alternativa a questa “monocultura della mente”, imbevuta di economicismo e che richiama un’idea della scienza e dell’organizzazione sociale squisitamente maschilista (–>Ecofemminismo), S. propone una “rivoluzione” nel rapporto degli esseri umani tra loro e con la natura fondata sulla –>Nonviolenza, sul mantenimento degli equilibri ecologici, sulla valorizzazione dei saperi e delle tradizioni locali, sull’affermazione del  carattere di “beni comuni” – dunque collettivi e non privatizzabili – delle risorse naturali a cominciare dall’acqua.

BIBLIOGRAFIA

Sopravvivere allo sviluppo, 1988

Monoculture della mente. Biodiversità, biotecnologia e agricoltura scientifica, 1993

Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi indigeni, 1997

Le guerre dell’acqua, 2001

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