Conservazionismo

Concezione della difesa dell’ambiente collegata all’obiettivo di “conservare” gli ambienti e le risorse naturali, contrastandone un uso distruttivo da parte dell’uomo e promuovendo, in particolare, la creazione di –>Parchi, riserve e giardini.

Sebbene la più antica associazione d’ispirazione conservazionista – la “Commons, open spaces and footpaths preservation society” – sia nata nel 1865 in Inghilterra, dove i processi d’industrializzazione e urbanizzazione e il consumo di natura ad essi collegato si manifestarono più precocemente, diffondendo fino dalla metà dell’Ottocento l’idea che il patrimonio naturale andasse difeso dagli eccessi della modernità e promuovendo un connesso atteggiamento culturale che vedeva nel contatto con la natura un mezzo di elevazione morale per l’uomo, però il C. come ideologia compiuta e come movimento ebbe il suo luogo di elezione negli Stati Uniti, nazione giovane e culturalmente composita nella quale la conservazione della natura – e soprattutto della “wilderness”, elemento costitutivo del paesaggio nordamericano – divenne rapidamente uno dei miti fondativi dell’identità nazionale. Così, già nell’ultimo scorcio dell’Ottocento vennero creati grandi parchi nazionali (Yellowstone nel 1872, Yosemite nel 1890), e nel 1872 nacque il “Sierra club”, la prima e tuttora la principale associazione conservazionista statunitense. In questa sensibilità convivevano diversi orientamenti culturali e ideali: da una parte visioni neoromantiche (–>Romanticismo) e preservazioniste (–>Preservazionismo), che ebbero i loro massimi interpreti in –>Thoreau, –>Muir, –>Leopold, nelle quali il rapporto con la natura – e in particolare con la “wilderness”, la natura selvaggia non ancora violata dall’uomo – veniva ad assumere un valore etico ed estetico, configurandosi come un vero sentimento di amore per il –>Paesaggio; dall’altra un utiltarismo economico che rimaneva fortemente antropocentrico (–>Antropocentrismo), e che – come nel pensiero e nell’impegno di –>Pinchot – tendeva all’obiettivo di razionalizzare l’uso della natura nell’interesse di uno sfruttamento economico durevole. Le une e le altre condividevano l’idea che la difesa dell’ambiente passasse soprattutto per la protezione di aree lasciate allo stato naturale, e il timore che l’inarrestabile invadenza della civiltà industriale dessero luogo ad un conflitto tra –>Progresso e natura.

Nell’Europa continentale più che in Inghilterra e negli Stati Uniti,  il C. nacque come fenemeno squisitamente élitario, in cui si esprimeva un’iniziale presa di distanza da parte di gruppi intellettuali verso i cambiamenti sociali, e anche ambientali, portati dalla modernità, e in particolare dalla fabbrica e dalla città che ne erano i segni più vistosi e “rivoluzionari”. Tale atteggiamento, che si alimentava della critica radicale cui le correnti romantiche della cultura ottocentesca avevano sottoposto l’–>Illuminismo e la sua “ideologia” della ragione e del –>Progresso, diede vita a modelli culturali di idealizzazione della natura e della vita agreste, i quali si ritrovano in autori importanti della letteratura dell’Ottocento – da Thoreau, a Chateaubriand, a Victor Hugo -, e produsse in particolare nel mondo tedesco, a cavallo tra Ottocento e Novecento, esperienze associative sia di segno apertamente reazionario che invece orientate verso ideali solidaristici: in Germania il movimento dei “Wandervögel” (letteralmente “uccelli migratori”), i cui appartenenti teorizzavano e praticavano una vita in comunione con la natura, e poi la setta protonazista (–>Nazismo) degli “Artamanen” (dal nome del dio indiano del sole, Artam), nella quale la ricerca di un rapporto stretto con la natura è inserita in un quadro culturale a forte impronta nazionalistica e razzistica; in Austria i “Naturfreünde” (“amici della natura”), associazione socialista nata per  promuovere tra i ceti popolari forme di turismo e di uso del tempo libero a diretto contatto con la natura, e il movimento steineriano (Rudolph –>Steiner), che dalla scuola, all’agricoltura, alla medicina, proponeva e praticava modelli di riconciliazione olistica (–>Olismo) tra l’uomo e la natura. Infine, in quegli stessi anni, un forte stimolo ad una maggiore sensibilità per la protezione della natura venne dallo sviluppo delle scienze naturali e della stessa scienza ecologica, con la nascita delle prime società e dei primi musei di storia naturale.

Solo dopo la seconda guerra mondiale il movimento conservazionista si è andato affermando in tutto l’Occidente e ha cominciato a ricevere ascolto e attenzione da parte della grande opinione pubblica, dando voce alla crescente preoccupazione che l’ulteriore accelerazione e il carattere sempre più globale dei processi di modernizzazione cancellasse la stessa nozione di natura: così, nel 1948 venne fondata a Fontainebleau in Francia, sotto l’egida dell’Unesco,  la “World conservation union” (dal 1956 “International union for conservation of nature”, Iucn), organizzazione mondiale che negli anni Cinquanta e Sessanta ha svolto un ruolo cruciale nella creazione di parchi e aree protette in Africa e nelle altre aree in via di decolonizzazione, e nel 1966 nacque a Ginevra il “World wildlife found” (–>Wwf), organizzazione internazionale non governativa per la protezione della natura, il cui obiettivo iniziale squisitamente conservazionista  – poi allargato ad altri campi ed evoluto in senso ambientalista (–>Ambientalismo) – era proteggere le specie animali e vegetali a rischio di estinzione.

In Italia – dove l’industrializzazione e l’espansione edilizia, e dunque anche i connessi fenemeni di consumo intensivo dell’ambiente, “esplosero” soltanto a partire dagli anni Cinquanta -, il C. rimase a lungo confinato nell’impegno di élite intellettuali ristrette e di piccole associazioni specialistiche nel 1863 aveva visto la luce il Club alpino italiano (Cai), fondato tra gli altri da Quintin –>Sella, che si proponeva di diffondere la conoscenza degli ambienti montani e di promuovere l’escursionismo alpino, mentre nel 1894 venne costituito a Milano il Touring club ciclistico italiano (che sei anni dopo diventerà Touring club italiano) e a Roma, nel 1898, nacque l’Associazione nazionale pro montibus et sylvis, la prima vera organizzazione conservazionista italiana. Segno originale del C. italiano è sempre stato la vocazione a proteggere sia il patrimonio naturale che quello artistico e monumentale e in particolare i centri storici delle città, visti in una chiave prettamente estetica come elementi ugualmente preziosi di un ambiente nel quale la stessa idea di natura è assorbita nella nozione di paesaggio culturale. Questa fu anche la visione da cui nacque, nel 1955, –>Italia nostra, la più importante associazione conservazionista italiana, creata per iniziativa di un gruppo di architetti e urbanisti impegnati per impedire alcuni progetti di sventramento del centro storico di Roma e nel cui atto di fondazione era indicato come scopo sociale quello di “suscitare un più vivo interesse per i problemi inerenti alla conservazione del paesaggio, dei monumenti e del carattere ambientale delle città, specialmente in rapporto all’urbanistica moderna”.

Al di là delle grandi differenze tra le sue varie fasi e anime, il C. ha un sostrato comune che lo distingue dal più recente approccio ambientalista: esso difende l’ambiente in quanto paesaggio ereditato dal passato, dunque lo protegge dagli eccessi del progresso proponendosi come reazione, più o meno moderata, contro la modernità; si attribuisce un ruolo essenzialmente politico, di educazione e sensibilizzazione dell’uomo contemporaneo rispetto alla necessità etica, estetica, economica, di “prendersi cura” della natura; privilegia come modalità di azione la pressione lobbystica e le campagne di opinione piuttosto che la mobilitazione conflittuale. Tali impostazioni sono presenti ancora oggi nel mondo ecologista, sebbene l’ambizione a un cambiamento strutturale dell’organizzazione sociale ed economica caratteristica dell’ambientalismo abbia “contagiato” anche le associazioni di tradizione conservazionista, e d’altra parte le sensibilità ecologiche antimoderne si esprimano in posizioni molto più radicali e fondamentaliste (–>Fondamentalismo) del C., dall’–>Ecologia profonda al pensiero primitivista (–>Primitivismo).

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