Stephen Jay Gould

Geologo e paleontologo, statunitense (1941-2002).

Professore all’Università di Harvard e alla New York University, G. deve la sua fama scientifica alla teoria degli “equilibri punteggiati”, o “puntuati”, elaborata insieme al paleontologo Niles –>Eldredge e presentata in un saggio del 1972, secondo la quale il processo evolutivo delle specie viventi, anziché costituire un processo graduale e continuo, come sostenuto nell’ambito della tradizione darwinista (–>Darwin), si caratterizzerebbe per una dinamica “a salti”. In base a questa visione, il processo evolutivo avverrebbe per rapide transizioni, seguite e precedute da lunghi periodi di equilibrio. Il fondamento di questa teoria sarebbe da ricercare nel repertorio fossile, la cui incompletezza da sola, secondo G., non basta a spiegare gli evidenti salti e la comparsa di forme nuove a distanza di tempo considerevole.

G. si considerava un darwiniano convinto, ma ha sempre contrastato con forza l’ortodossia neodarwinista. In particolare, è stato insieme a –>Lewontin tra i critici più severi dell’adattazionismo, indirizzo prevalente nel pensiero evoluzionista contemporaneo che spiega la presenza dei geni nell’organismo esclusivamente in base a motivazioni adattative: “Nel lungo periodo – scrive G. – si scopre che la storia della vita sfugge al controllo adattativo. Entrano in gioco fattori contingenti, come le estinzioni in massa e l’emergere di nuove specie per via dell’equilibrio punteggiato”. Per lui, il –>Determinismo e il –>Riduzionismo genetici sono da respingere, per ragioni scientifiche e perché rischiano di condurre alle degenerazioni della –>Sociobiologia e del razzismo biologico:  l’evoluzione è un processo non lineare largamente influenzato dal caso, gli organismi vanno considerati nella loro unitarietà e non possono essere ridotti a una mera sommatoria dell’azione di questo e quel gene, la relazione organismo/ambiente deve essere intesa in modo molto più complesso di quello puramente dicotomico proposto da neodarwinisti come –>Dawkins. 

Con analoghe determinazione e passione, G. ha polemizzato aspramente con le concezioni della storia dei viventi che nel nome di sensibilità creazioniste (–>Creazionismo) o semplicemente antropocentriche (–>Antropocentrismo) leggono la comparsa dell’uomo come “finalità” dell’evoluzione: “Se l’umanità è sorta solo ieri su un ramoscello secondario di  un albero rigoglioso – egli osserva -, la vita non può, in alcun senso genuino, esistere per noi o a causa nostra. Forse noi siamo solo un ripensamento, sorta di accidente cosmico, una decorazione appesa all’albero di Natale dell’evoluzione”.

G. è stato un grande protagonista del dibattito scientifico degli ultimi decenni, polemista brillante e geniale divulgatore. La sua visione ha importanti punti di contato con il pensiero ecologico, soprattutto nel rifiuto di ogni eccezione antropocentrica al “racconto” dell’evoluzione, e nella radicale messa in mora del positivismo dominante nella grandi tradizioni scientifiche contemporanee e nello stesso neo-darwinismo, nel solco dei nuovi paradigmi della –>Complessità. 

BIBLIOGRAFIA

“Gli equilibri punteggiati: un’alternativa al gradualismo filetico” (con Niles Eldredge), in Niles Eldredge, Strutture del tempo, 1985

Ontogeny and phylogeny, 1977

Questa idea della vita: la sfida di Charles Darwin, 1977

Il pollice del panda: riflessioni sulla storia naturale, 1980

La vita meravigliosa: i fossili di Burgess e la natura della storia, 1989

La struttura della teoria dell’evoluzione, 2002

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