Peter Singer

Filosofo, australiano (1946).

Professore all’Università di Princeton e in diverse università australiane, S. è uno dei principali teorici di un’etica animalista (–>Animalismo) d’impronta biocentrica (–>Biocentrismo). . 

Diversamente da altre proposte di un’–>Etica dell’ambiente che considerano il mondo “non-umano” come “soggetto” di diritti – dalla teoria del “valore inerente” di –>Regan all’etica ecocentrica (–>Ecocentrismo) di –>Callicott -, la visione di S. si fonda su basi utilitariste. Nel libro del 1975 Liberazione animale, egli propone una concezione dei diritti degli animali ricavata attualizzando l’utilitarismo di Jeremy Bentham, che valuta la moralità di ogni azione dai suoi effetti in termini di piacere o di sofferenza su chi la subisce: tale criterio per S. deve applicarsi anche agli animali, che possono provare piacere e dolore e dunque vanno ricompresi entro la sfera dell’etica. Ma S. afferma un altro principio generale regolatore delle valutazioni di ordine morale riguardanti gli animali: il principio dell’eguale considerazione degli interessi, per il quale “tutti gli animali sono uguali”. Nella sua visione ciò significa non che tutti gli animali, umani e non umani, debbano venire trattati allo stesso modo, ma che un’eguale quantità di sofferenza ha un eguale “peso” morale, qualunque sia il soggetto di questa sofferenza: uomo o donna, nero o bianco, ricco o povero, intelligente o stupido e, infine, umano o non umano. Per S., superare lo specismo è la condizione per attuare una vera “liberazione animale”, e il movimento animalista è erede della stessa tradizione libertaria che ha prodotto le lotte sociali e culturali contro il razzismo o contro le discriminazioni di genere. Così, egli rigetta l’argomentazione tradizionale per cui gli uomini avrebbero diritto ad una maggiore considerazione morale in quanto dotati di razionalità e di linguaggio, ricorrendo all’esempio degli umani “marginali”: come si ritiene che gli esseri umani privi di capacità razionale e linguistica – i neonati, i cerebrolesi, i minorati psichici – siano soggetti morali al pari di tutti gli altri, così non vi è ragione plausibile per negare agli animali questo stesso diritto.

La convinzione che il criterio utilitarista sia l’unica base per stabilire l’accettabilità in termini morali di una scelta, di un’azione, di un comportamento, viene estesa da S. anche al di fuori dell’ambito dei diritti degli animali, e richiamata in particolare per sostenere l’ammissibilità etica di pratiche “intra-umane” come l’aborto o l’eutanasia, o addirittura come l’uccisione di neonati gravemente disabili: tali sue posizioni, che negano in via di principio l’assoluta sacralità della vita umana, hanno dato luogo ad aspre controversie, e da alcuni sono state giudicate come giustificazioni all’eugenetica.   

S. ha sempre accompagnato alla riflessione teorica l’impegno pratico per combattere tutte le forme di maltrattamento verso gli animali, e in particolare si è battuto contro la sperimentazione medica sui grandi antropoidi (scimpanzé, orango, gorilla), sostenendo che essi non soltanto possono provare piacere e dolore, ma possiedono anche capacità razionali ed emotive.

BIBLIOGRAFIA

Liberazione animale: per porre fine alla disumanità dell’uomo verso gli animali, 1975

Etica pratica, 1979

The expanding circle: ethics and sociobiology, 1981

Ripensare la vita: la vecchia morale non serve più, 1994

La vita come si dovrebbe, 2000

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