Paesaggio

La nozione di P., sia nell’uso corrente che in un accezione filologica, fa capo alla dimensione culturale e spirituale del rapporto che l’uomo stabilisce con l’ambiente e, incentrandosi anche sugli aspetti storici, filosofici ed artistici della realtà ambientale, allarga la prospettiva di indagine di tale rapporto al di là delle sole componenti fisico-biologiche ed economico-materiali.

Sebbene per questo suo diretto riferirsi alla riflessione storico-filosofica, il concetto di P. sia tra i luoghi teorici fondamentali di una possibile, e dal pensiero ecologico largamente auspicata e praticata, ricomposizione tra scienze umane e scienze naturali, esso però al tempo stesso è uno degli esiti più tipici della frattura tra natura e cultura portata a compimento dalla modernità. In effetti, l’idea di P. è estranea sia alla cultura antica pagana che alla cultura cristiana (–>Cristianesimo) medievale, e comincia a delinearsi solo nel Rinascimento. Già Friedrich –>Schiller, nelle sue riflessioni sulla poesia e la pittura di argomento paesaggistico, osservava che l’interesse artistico per il P. nascesse da un più generale interesse sentimentale per la natura, conseguenza del progressivo distanziarsi dell’uomo moderno da essa e di una nostalgia per la sua perdita che, come tale, non poteva appartenere all’uomo greco, ancora perfettamente integrato nel mondo naturale. Pochi anni dopo –>Burckhardt, ripreso poi da –>Ritter, nel suo saggio del 1860 intitolato La civiltà del Rinascimento in Italia, fisserà anche una simbolica data di nascita per la scoperta del P.: le riflessioni ispirate in Petrarca, da lui considerato “uno dei primi uomini perfettamente moderni”, da un’escursione effettuata in compagnia del fratello sul Mont Ventoux, vicino ad Avignone, durante la quale, contemplando la bellezza dei panorami, gli si rivelò improvvisamente tutta l’inadeguatezza della concezione cristiana della natura. Simbolicamente, Burkhardt attribuisce l’illuminazione di Petrarca alla lettura, una volta giunto sulla sommità del Mont Ventoux, del passo del Libro X delle Confessioni di Sant’Agostino in cui è scritto che il sentimento di ammirazione che si prova per gli spettacoli della natura rende “immemori di se medesimi”.

Da Burkhardt fino a filosofi del Novecento come Ritter e –>Assunto, il concetto di P. si è affermato, nella cultura storico-filosofica moderna, quale terreno fondamentale di elaborazione teorica e culturale intorno all’ambiente naturale visto non dal punto di vista delle scienze fisiche e biologiche, o di quelle economiche, ma per l’influenza che esso determina sull’animo umano in termini di bellezza, sentimento, gusto. Per questo la storia dell’idea di P., soprattutto a partire dal –>Romanticismo, si è progressivamente intrecciata con la riflessione sul bello e con la storia dell’estetica, tanto più dopo che quest’ultima ha cominciato ad estendere il proprio sguardo oltre la tradizione della filosofia dell’arte; e proprio nella sua accezione più squisitamente estetica, l’amore per il P. è stato un valore fondante dello stesso pensiero ecologico, e in particolare delle correnti preservazioniste (–>Preservazionsimo) del movimento conservazionista (–>Conservazionismo) e dei suoi pionieri neoromantici a cominciare da –>Thoreau.     

Oggi, il concetto di P. ha anche una declinazione tecnica, codificata nel linguaggio giuridico ed istituzionale, alla quale fanno riferimento leggi per la tutela ambientale che prendono i valori paesaggistici ad oggetto e misura degli interventi di salvaguardia del territorio e di pianificazione del suo sviluppo. Peraltro, anche sul piano normativo quello del P. si conferma tema di confine tra i distinti, e non sempre facilmente armonizzabili, punti di vista delle scienze umane e delle scienze della natura: che vede, da una parte, l’ambizione di definire criteri oggettivi per la valutazione del pregio paesaggistico, e dall’altra si confronta con il carattere difficilmente oggettivizzabile, perché derivante da un giudizio estetico, degli elementiu distintivi di tale pregio.

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