Filosofo, statunitense di origine britannica (1904-1980).
Dopo molti anni di ricerca etnografica sul campo, soprattutto in Nuova Guinea (dal 1927 al 1939), e la pubblicazione di vari saggi su argomenti di antropologia, psicologia, psichiatria, cibernetica, B. nel 1951 divenne professore di antropologia all’Università di Stanford. Dal 1962 al 1972 fu direttore del dipartimento di biologia dell’”Oceanic Institute” delle Hawaii, mentre trascorse gli ultimi anni della sua vita all’”Esalen Institute” di Big Sur (California) dove psicologi e terapeuti di varie scuole sperimentavano terapie innovative come la “gestalt”.
La riflessione di B. si fonda su un deciso rifiuto del –>Riduzionismo, però in una prospettiva più sistemica (approccio –>Sistemico), di –>Complessità, che olistica (–>Olismo). In una raccolta di scritti pubblicata nel 1972, e intitolata significativamente Verso un’ecologia della mente, egli applica ai problemi ambientali le riflessioni precedentemente sviluppate in altri campi disciplinari. Per B. la crescente incapacità dell’uomo occidentale di convivere in modo equilibrato con il resto della natura nasce dall’idea di una superiorità intrinseca della dimensione conscia dell’agire umano su quella inconscia, che invece è la più vicina alla possibilità di apprezzare la natura sistemica della mente e anche il carattere relazionale, interdipendente del rapporto tra uomo e natura: “(…) la pura razionalità finalizzata – scrive B. -, senza l’aiuto di fenomeni come l’arte, la religione, il sogno, e simili, è di necessità patogena e distruttrice di vita”.
Questa idea che domina l’intera tradizione scientifica e culturale dell’Occidente, fino alla stessa scoperta freudiana (–>Freud) dell’inconscio, secondo B. è alla radice degli atteggiamenti, delle mentalità che hanno determinato e alimentano la crisi ecologica: la mancanza di una visione d’insieme capace di comprendere l’interazione esistente tra i diversi campi e modalità d’intervento, l’incapacità di prevedere le conseguenze che l’agire umano produce sull’ambiente, un’aprioristica fiducia nel –>Progresso. Per salvarsi, allora, l’umanità non ha che una scelta: imboccare la via di una ecologia innanzitutto “della mente”, di una profonda trasformazione dei paradigmi dell’agire umano, riscattando l’importanza della sfera inconscia, delle categorie del sacro e del bello con essa intimamente collegate e per B. immanenti e non trascendenti, come territori mentali dove solo può prodursi una comprensione autentica, profonda della realtà sistemica del cosmo. Questa ambizione di ricomporre in un’unica grammatica descrittiva lo studio della natura e della mente, dunque le scienze della vita e quelle dell’uomo, trova compimento nell’opera più matura di B., Mente e natura, in cui viene delineata la sostanziale analogia tra processi dell’evoluzione, che riguardano le specie e i gruppi di individui, e processi dell’apprendimento, che riguardano i singoli individui: gli uni e gli altri, afferma B., possiedono una componente selettiva, conservativa, ed un’altra casuale, creativa, che prelude al cambiamento; gli uni e gli altri necessitano per essere spiegati di una saggezza ecologica, della consapevolezza che la realtà sia biologica che mentale è una serie di circuiti interconnessi.
Figura di straordinario eclettismo, autore di riferimento del movimento controculturale (–>Controcultura) degli anni Sessanta, di cui pure gli era estranea l’impronta misticheggiante, B. è ancora oggi uno dei pensatori più amati dal mondo ecologista, ed è certamente uno degli interpreti più efficaci e originali della doppia vocazione – scientifica e spirituale – del pensiero ecologico.
BIBLIOGRAFIA
Verso un’ecologia della mente, 1972
Mente e natura, 1979
Dove gli angeli esitano (con Mary Catherine Bateson), 1987 (postumo)