Filosofo, tedesco (1844-1900).
Talento precocissimo, N. a soli 25 anni fu nominato professore di letteratura greca all’Università di Basilea. Mantenne la cattedra fino al 1879, quando, con il sopraggiungere dei primi sintomi dei disturbi che in un decennio lo avrebbero condotto alla pazzia, lasciò l’insegnamento e cominciò a viaggiare in Europa. Nel 1889, a Torino, fu colpito da una crisi irreversibile, e dopo un lungo ricovero in case di cura trascorse gli ultimi anni affidato alla sorella Elisabeth. Proprio Elisabeth Nietzsche, animatrice fanatica dei circoli nazionalisti e razzisti tedeschi di fine Ottocento, ha avuto un ruolo determinante nella deformazione del pensiero di N. attuata dopo la sua morte, manipolando i testi nietzschiani rimasti inediti per improntarli a un’ideologia violentemente reazionaria e accreditando così l’immagine caricaturale di N. filosofo “superomistico” e poi la sua indebita appropriazione da parte del –>Nazismo.
N. fu critico radicale della cultura moderna, che riteneva impiantata sulle basi razionaliste imposte al pensiero occidentale da una lunga tradizione di mistificazione e di decadenza iniziata con la filosofia socratico-platonica – che nella sua visione aveva liquidato la cultura tragica dei Greci – e continuata con il –>Cristianesimo, visto come il definitivo corruttore dei valori aristocratici antichi. A questo percorso, di cui il razionalismo scientifico moderno sarebbe l’esito conclusivo, N. dà il nome di “nichilismo”, così ribaltando il senso tradizionalmente attribuito a tale termine: nichilista è il movimento storico che ha condotto l’uomo occidentale a ritenere vero il mondo delle idee dei filosofi e l’al di là dei profeti e invece solo apparente il mondo sensibile in cui, tuttavia, ogni nostra sorte si radica e si decide. Ma nichilista è, al tempo stesso, anche il movimento che starebbe finalmente conducendo questo “mondo vero a diventare favola”, cioè alla “morte di Dio”, che N. saluta come una trasvalutazione e un tramonto dei valori metafisici in vista dell’avvento dello “Übermensch” (letteralmente “oltreuomo” e non “superuomo”, come spesso tradotto). All’avvento, in altre parole, del saggio, dell’“uomo di buon temperamento”, che sa dire “sì alla vita” perché è stato capace di liberarsi dal fardello metafisico del cielo e sa ora compiere “la genealogia della morale”, comprendendo che ogni valore e la verità stessa non sono che effetti sublimati della “volontà di potenza” che anima il vivente e del “gioco delle forze” contrastanti.
Ma l’”oltreuomo” delineato dalla filosofia di N. non è l’ennesima maschera, l’ultima possibile, di quel carattere positivo, secolare, assunto dall’uomo moderno che ha progressivamente abbandonato la metafisica e perso, con essa, la spiritualità. È, al contrario, lo “Zarathustra” che viene a proporre una nuova forma di spiritualità. Che, scoperta la menzogna del mondo celeste, è ora in grado di danzare leggero ma saldo sulla terra, accettando fino in fondo le conseguenze della morte di Dio: la gioia e il dolore del nulla verso cui l’esistenza procede. È, in definitiva, il nuovo Dioniso, l’uomo primigenio che scagliandosi contro quelle che vede come le grandi figure della razionalità occidentale, da Socrate a Cristo, si consegna ebbro ed entusiasta alla “grande ragione del corpo”: scandita dal ritmo fatale di vita, morte e rinascita che riunisce e dà sacralità a tutto il vivente per il fatto stesso di vivere; scandita dall’“eterno ritorno dell’uguale” in cui l’uomo stoicamente accetta tutto ciò che diviene, e si libera del “risentimento per la vita” e “dell’odio contro l’elemento naturale” proprio della metafisica platonico-cristiana.
In questo radicale “sospetto” gettato sulla metafisica, che avvicina N. ad altri cruciali pensatori della crisi della razionalità classica – come –>Marx, –>Freud e per certi versi lo stesso –>Darwin – , non si vede tanto l’impronta positivista predominante nella cultura del tardo Ottocento, né il pessimismo tragico che aveva affascinato grandi maestri intellettuali di N. da Wagner a Schopenhauer. In esso si coglie, piuttosto, ciò che –>Heidegger ha interpretato come un estremo e complessivo “contromovimento” alla metafisica, attualissimo come testimonia la fortuna ritrovata di recente dalla visione nietzschiana e che in particolare interroga da vicino proprio il pensiero ecologico, perché indica la via di una critica della metafisica classica che ricongiunga uomo e natura ma senza cadere in quello scientismo positivista che è uno dei principali fattori dell’odierna crisi ambientale.
BIBLIOGRAFIA
La nascita della tragedia, 1872
Così parlò Zarathustra, 1883-1885
La volontà di potenza (frammenti pubblicati postumi), 1887-1888