Ecologia Politica

Pensiero formatosi nel corso degli anni Sessanta, che propone una lettura della crisi ecologica come problematica connaturata allo sviluppo capitalistico e assegna al movimento ambientalista (→Ambientalismo) la funzione di soggetto politico e sociale di una trasformazione “rivoluzionaria”, sebbene tendenzialmente nonviolenta (→Nonviolenza), dell’attuale modello economico. 

Sul piano teorico, l’E. nasce dalla ricerche, autonome ma largamente convergenti, di alcuni intellettuali – →Commoner, →Gorz, →Illich, →Moscovici, i più autorevoli ed influenti – vicini alla “nuova sinistra” libertaria, pacifista, antistituzionale nata dai →Nuovi movimenti sociali degli anni Sessanta, accomunati dall’individuare nei grandi problemi ambientali allora emergenti la principale contraddizione del mondo industrializzato, esito della mercificazione della natura insita nel capitalismo ma in generale di tutte le tradizioni positiviste e industrialiste, compresa quella marxista (→Marxismo, →Marx), irrimediabilmente fondate sull’ideologia della →Crescita economica e sull’idolatria del →Progresso. Secondo questa visione, il deterioramento sempre più rapido delle condizioni ambientali ha cause squisitamente materiali, prima fra tutte -come teorizzato dall’→Economia ecologica – l’aumento divenuto insostenibile del prelievo di materie prime e di fonti energetiche non rinnovabili. Per interrompere tale dinamica, occorre sostituire alla logica riduzionista (→Riduzionismo), imperante da secoli, che immagina l’economia come indipendente dai cicli naturali, un punto di vista sistemico (approccio →Sistemico), che sappia leggere la →Complessità del mondo reale e specialmente la stretta interdipendenza tra processi economici e processi ecologici; e questo è possibile solo liberando l’economia e la società dallo strapotere della logica capitalista del profitto. Altri motivi comuni del’E. erano la valorizzazione, in contrapposizione al crescente gigantismo industriale, di modelli alternativi di produzione a basso →Impatto ambientale basati su quella idea battezzata da →Schumacher  come “piccolo è bello”, tra i principali emblemi della sensibilità e del progetto ecologisti; e ancora, una radicale messa in questione del “mito” positivista della neutralità della scienza: la ricerca scientifica, e tanto più l’innovazione  tecnologica, sono strumenti al servizio di specifici interessi sociali, perché siano strumenti per il bene comune necessitano di un rigoroso controllo democratico.   

L’E. si colloca dunque su un terreno di analisi e di proposta esplicitamente rivoluzionario, e però considera non lo sfruttamento del lavoro, ma della natura, la principale “catena” che tiene in scacco l’umanità. Di più, essa contesta all’ortodossia marxista una totale subalternità a quell’idea della crescita economica come condizione unica e irrinunciabile per il progresso, di matrice liberale, che è la vera quintessenza del deterioramento ambientale, e afferma la necessità, per la sinistra, di mutare radicalmente i propri paradigmi culturali integrando nell’impegno contro le ingiustizie interne alla comunità umana – tra sfruttatori e sfruttati, tra Paesi industrializzati e Terzo Mondo -, l’obiettivo di emancipare l’uomo da una modalità distruttiva, e autolesionista perché negatrice della propria dipendenza dagli equilibri ecologici, di rapporto con l’ambiente. Per i teorici dell’E., l’alienazione dell’uomo dalla natura imposta dal capitalismo, ha caratteri anche di classe, perché colpisce con tanta più violenza i più poveri: gli abitanti delle periferie urbane, dove è maggiore il degrado ambientale; gli operai, “cavie” dei danni provocati dall’inquinamento industriale. Così, per loro, i movimenti per la “vivibilità” urbana e le mobilitazioni operaie contro la “nocività” del lavoro in fabbrica – sviluppatisi in Europa e in Nord America negli anni Sessanta,  nei quali la connotazione di classe si saldava con la prima comparsa di bisogni e aspirazioni postmaterialisti (→Post-materialismo) – dimostravano un’iniziale presa di coscienza da parte degli “ultimi” del valore di riscatto sociale dell’impegno sui temi ambientali. Questa aspirazione a collegare l’azione di contrasto della crisi ecologica a obiettivi generali di emancipazione sociale, rendeva l’E. inevitabilmente diffidente verso le analisi e le proposte – come quelle formulate nel Rapporto I limiti dello sviluppo del 1972 (→Limite/limiti, →Meadows, →Peccei) – che alludevano alla necessità di scelte dirigiste, o addirittura autoritarie, per fermare l’aumento della popolazione e lo sviluppo economico in particolare nei Paesi poveri, “bombe” ecologiche ormai pronte ad esplodere. Entrambi erano pensieri incardinati sull’idea – fondativa dell’economia ecologica – di intrinseca insostenibilità ecologica di una crescita economica illimitata, ma il primo assolutizzava la “crescita zero”, lo “stato stazionario”, ponendoli al di sopra di ogni esigenza di maggiore equità sociale, il secondo vedeva queste stesse prospettive come praticabili e desiderabili solo se integrate in un processo di emancipazione dell’umanità da quell’ordine socio-economico che produceva, al tempo stesso, degrado ambientale e iniquità sociale: ne scaturì un dibattito molto aspro, che attraversò per buona parte degli anni Settanta il pensiero ambientalista vedendo contrapporsi un’ecologia del “limiti” e una della “liberazione”.            

Non omogenei, nelle riflessioni dei padri dell’E., erano lo sguardo sulla →Tecnica e il giudizio sulla compatibilità tra analisi marxista e pensiero ecologico: Commoner ha sempre presentato le proprie posizioni come rigorosamente marxiste e ha sempre manifestato un sostanziale “ottimismo tecnologico”; invece Gorz, Illich, Moscovici, portando alle estreme conseguenze il discorso di →Adorno e àMarcuse, hanno liquidato il paradigma marxista, nel suo fondamento illuminista (→Illuminismo) e positivista, come intrinsecamente antiecologico, ed hanno inoltre contestato in radice la vocazione, propria del marxismo ma in generale di ogni pensiero materialista ed economicista, a ridurre la condizione umana alla sola dimensione dei rapporti materiali di produzione: per emanciparsi dalla sua attuale condizione alienata, questa la loro concezione, l’uomo deve riappropriarsi di sfere esistenziali immateriali “perdute”, come la convivialità.

A raccogliere per primi il messaggio del’E. furono, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, protagonisti dei movimenti di protesta giovanile – →Cohn-Bendit, →Fischer, →Langer – e intellettuali maxisti eterodossi – →Morin, →Dumont, →Touraine, →Cini. Ma fu nel movimento →Antinucleare che l’E. superò l’ambito ristretto di riflessione teorica, affermandosi come chiave concettuale di un modello innovativo di azione ambientalista fondato sulla saldatura del pensiero ecologico con le sensibilità libertarie e “palingenetiche” che avevano segnato i  movimenti, in particolare studenteschi, degli anni Sessanta. Da questo incontro si svilupparono esperienze associative destinate a consolidarsi e a svolgere un ruolo centrale nell’ambientalismo – come il “Bund” (oggi sezione tedesca degli →Amici della terra) in Germania, la sezione francese degli Amici della terra, in Italia la Lega per l’ambiente (→Legambiente) -, nate generalmente come federazioni di gruppi locali preesistenti e segnate dall’ambizione, secondo uno dei più fortunati slogan ambientalisti, di “pensare globalmente, agire localmente”. E questo stesso, infine, fu il terreno culturale e politico su cui nacquero i →Verdi, come espressione compiuta, comune a gran parte dei Paesi europei, del progetto di tradurre l’autonomia politica rivendicata dai primi gruppi ecologisti, nella scelta di dare vita ad un vero partito ambientalista. 

Lettura dell’ambientalismo fortemente improntata a un’idea complessiva di cambiamento sociale in un segno equo e solidale, pensiero alieno da suggestioni antimoderne e neoromantiche (→Romanticismo) ma risolutamente antipositivista, l’E. ha svolto una funzione importante nell’aprire la sinistra ai temi ambientali, e in generale nel processo di definitiva politicizzazione che  dagli anni Ottanta ha interessato una parte significativa del movimento ambientalista.

Ti consigliamo anche