Barry Commoner

Biologo, ecologo ed ambientalista, statunitense (1917-2012)

Figura esemplare di scienziato “militante”, fautore in biologia di un approccio olistico (→Olismo) e antiriduzionista (→Riduzionismo), C. cominciò ad occuparsi di problemi ambientali all’inizio degli anni Cinquanta, partecipando alle prime denunce contro i rischi sanitari ed ambientali collegati ai test nucleari. Nel 1958, professore alla “Washington University” di St. Louis, diede vita alla “Commissione di St. Louis per l’informazione nucleare”, a partire dagli anni Sessanta si impegnò a fondo nel movimento contro la guerra in Vietnam, e nel 1970 fu tra i principali ispiratori dell’→Earth Day, la “Giornata della Terra”, celebrata il 22 aprile con decine di manifestazioni a New York e nelle principali città degli Stati Uniti che videro la partecipazione di diversi milioni di persone, e considerata l’atto di nascita del movimento ambientalista (→Ambientalismo).

Con Il cerchio da chiudere del 1971, C. fornì le prime basi per quella che venne poi battezzata →Ecologia politica: un pensiero politico radicale, che rivolgendosi in primo luogo ai settori della sinistra pacifista e studentesca legge la crisi ecologica come corollario dello sviluppo capitalistico e afferma la necessità di un cambiamento strutturale del modello di sviluppo quale premessa indispensabile sia per fermare il degrado ambientale del pianeta che per emancipare l’umanità dalla povertà e dallo sfruttamento; e un pensiero dichiaratamente neomarxista (→Marx, →Marxismo), che mette in radicale questione la dimensione positivista  del marxismo ortodosso a cominciare dal mito della →Crescita economica illimitata. Nel libro, C. sostiene che non il boom demografico – come teorizzato tra gli altri, in quegli stessi anni, da →Ehrlich e dagli autori del Rapporto I limiti dello sviluppo (→Limite/limiti, →Meadows, →Peccei) – ma i meccanismi intrinseci della produzione capitalista, sono la causa prima dei problemi ambientali: la degradazione dell’ambiente dipende dalla rottura dei cicli della natura (il ciclo dell’acqua, dell’ossigeno, del carbonio, dell’azoto, del fosforo), dal fatto cioè che l’attività economica produce una quantità crescente di residui e rifiuti che la natura non è in grado di riassorbire, e dovere degli ambientalisti è impegnarsi politicamente per una radicale revisione dei modelli consumisti che predominano nel capitalismo moderno. La visione di C. è fortemente influenzata dall’idea sistemica (àSistemico, approccio) alla base delle teorie della →Complessità, e richiama le analisi di →Boulding e di →Georgescu-Roegen sull’→Entropia crescente nei sistemi economici aperti; marxista e libertario, egli rifiuta che per evitare il collasso ecologico si debbano imporre dall’alto limiti alla crescita economica e demografica, e al tempo stesso guarda alla →Tecnica con sostanziale fiducia: la sua sensibilità è più “neo” che “anti” o “post”-materialista (→Post-materialismo), basata sulla fiducia che la soluzione ai problemi ambientali possa venire dalla combinazione tra progresso tecnologico e “democratizzazione” dell’economia: “Io sono marxista – affermava ancora nel 1996 in un intervista – nel senso che per me i problemi ambientali possono essere compresi solo collegandoli ai meccanismi di funzionamento dell’economia, e possono essere risolti solo sottoponendo ad un controllo democratico i mezzi di produzione”.

C. ha avuto un ruolo importante nel consolidarsi anche in Italia di un nucleo di scienziati e intellettuali marxisti  eterodossi – da Giorgio →Nebbia a Virginio Bettini, da Marcello →Cini a Laura →Conti -, che  trovarono nell’ecologia politica la risposta più convincente all’esigenza di integrare i problemi e i bisogni emergenti, a cominciare da quelli ambientali, nell’orizzonte di un cambiamento strutturale, in certo senso rivoluzionario, della società e dell’economia. In generale, il suo pensiero è emblematico dell’apertura, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, di una nuova stagione del pensiero ecologico, segnata dall’ambizione di saldare tra loro critica sociale e critica ambientale e di porre l’ambientalismo come problema della modernità, fuori da ogni tentazione antimoderna o nostalgia neoromantica (→Romanticismo): questo sviluppo fu la premessa culturale per la piena politicizzazione del movimento ambientalista e per la nascita dei →Verdi.  

Bibliografia

  • Science and survival, 1966
  • Il cerchio da chiudere, 1971
  • La povertà del potere, 1976
  • La politica dell’energia, 1979
  • Far pace col pianeta, 1990

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