Charles Darwin

Biologo e naturalista, inglese (1809-1882).

Avviato dal padre prima alla carriera medica, a Edimburgo, e poi a quella ecclesiastica, a Cambridge, D. volle invece ricalcare le orme del nonno, Erasmus Darwin, fisiologo e naturalista, che scrisse una celebre Zoonomia. Durante la sua permanenza a Cambridge, si legò con naturalisti e geologi di grande nome, come Charles →Lyell,  Sedgwick e Henslow, e proprio tramite Henslow, nel 1831 poté imbarcarsi sulla motonave Beagle e partecipare, in qualità di naturalista, a un viaggio dì esplorazione intorno al mondo – famoso rimane l’approdo alle isole Galápagos – organizzato dall’ammiragliato inglese e durato oltre quattro anni, nel corso del quale raccolse la grande mole di dati e materiali su cui si basò per formulare la teoria dell’evoluzione.

D. ritornò in patria alla fine del 1836, già circondato da una notevole prestigio scientifico, e da allora cominciò a lavorare al progetto di una sintesi generale sull’evoluzione delle specie. Nel 1858 ricevette da →Wallace una memoria in cui questi gli presentava una teoria dell’evoluzione largamente coincidente con le sue stesse intuizioni, e ciò lo indusse ad anticipare i tempi di pubblicazione dei propri manoscritti. Il 1° luglio 1858, per iniziativa di Lyell, si tenne davanti alla “Linnean Society of London” una presentazione delle ricerche sia di Wallace che di D., e nel novembre dell’anno dopo D. diede alle stampe L’origine delle specie

Il cuore della teoria dell’evoluzione di D. è nel concetto di selezione naturale, risultato teorico dello studio intorno ai meccanismi di controllo della crescita e delle dimensioni delle popolazioni biologiche e influenzato dalla teoria sulla crescita esponenziale della popolazione elaborata da →Malthus alla fine del ‘700, secondo la quale l’aumento della popolazione incontra un limite (→Limite/limiti) naturale nella disponibilità di cibo e tale squilibrio viene superato attraverso meccanismi automatici come l’aumento della mortalità. In base al concetto della selezione naturale, la variabilità individuale degli esseri viventi è il principale motore dell’evoluzione.  Gli appartenenti ad una stessa specie si differenziano uno dall’altro per le caratteristiche morfologiche, fisiologiche, comportamentali. In funzione dell’ambiente in cui una specie vive, alcune caratteristiche danno un vantaggio evolutivo, cioè rendono più adatti a sopravvivere e a riprodursi. Quella sviluppata da D.  fu la prima struttura esplicativa in grado di rendere conto in termini né meramente meccanicisti (→Meccanicismo), né finalistici e metafisici della complessità degli adattamenti e della diversificazione delle specie viventi, compresa la specie umana. Tale innovazione segnò il definitivo superamento sia dell’idea secondo la quale la distribuzione geografica delle specie animali dipende soltanto da fattori climatici e fisici, ed è  indipendente dalla complessa rete di relazioni ed interazioni che si stabilisce tra gli organismi viventi, sia del concetto essenzialistico di specie come tipo, come classe reale – retaggio fino a quel momento insuperabile delle teorie creazioniste (→Creazionismo) – e aprì la strada a quello che oggi i biologi chiamano “pensiero popolazionale”, fondato sul principio che le specie viventi costituiscono soltanto dei gruppi di individui in evoluzione che abitano lo stesso territorio e tra cui esiste libero incrocio. 

A D. si deve inoltre la prima sistematica e coerente interpretazione materialista degli equilibri naturali e la nascita dello stesso concetto scientifico di modificazione ambientale. Egli affermò definitivamente l’idea di lotta per l’esistenza, nozione già delineata da Charles →Lyell, che tuttavia, grazie a D., fu positivamente innervata da una enorme base di dati osservativi; e pose nel dovuto rilievo le diverse variabili ecologiche che intervengono nella regolazione della dimensione delle popolazioni e quindi nella selezione naturale. L’origine delle specie è un’opera ricchissima di osservazioni sui rapporti di coesistenza tra le forme viventi in un dato ambiente. Nel capitolo sulla lotta per l’esistenza sono enunciati e descritti i diversi rapporti di esclusione competitiva tra le specie e tra individui della stessa specie, ed è spiegato il fenomeno dell’estinzione anche nei suoi rapporti diretti e indiretti con fattori fisici come il clima. Nel libro vengono poi illustrati i processi di trasformazione delle specie esistenti e di nascita di nuove specie come risultato dell’adattamento all’ambiente, in una prospettiva che dà largo spazio ai casi di interazione positiva: sono analizzati fenomeni quali il mutualismo, il commensalismo, il parassitismo, e le interazioni coevolutive in cui coppie o gruppi di specie sviluppano una relazione reciproca così stretta da riflettersi nella loro anatomia, nella loro fisiologia e nel loro comportamento.

D. rovesciò anche l’idea del posto occupato dall’uomo nella natura. Nel 1871 pubblicò L’origine dell’uomo, punto di svolta rispetto alla tradizione antropocentrica (→Antropocentrismo). Per lui, la natura è una rete di rapporti complessi e in continua trasformazione, in cui la vita degli esseri viventi è condizionata dall’ambiente che li ospita, e nessun organismo o specie può vivere indipendentemente da questa rete e da questa evoluzione: anche l’uomo non è che una delle innumerevoli specie che popolano questo mondo dinamico e interdipendente; non è stato creato da Dio, è invece il prodotto dell’evoluzione come tutti gli altri animali, discendente da uno stesso progenitore delle scimmie superiori. Ma D. non solo riconcilia definitivamente l’uomo con la natura: congiunge anche scienza ed etica, interpretando la morale non come espressione di un principio assoluto innato nell’uomo, bensì come strumento della lotta per la sopravvivenza della specie umana originato dagli istinti di branco e di sopravvivenza; dunque un codice non immutabile, che si modifica con l’evoluzione. 

Questo secondo testo di D. è anche il più controverso sul piano filosofico. Per alcuni autori, esso sarebbe la premessa teorica del cosiddetto darwinismo sociale (→Spencer), cioè dell’idea che il funzionamento delle società umane ricalchi quello di ogni altra comunità vivente. Per altri, L’origine dell’uomo dimostra invece che il pensiero di D. è nella sostanza antideterminista (→Determinismo): da una parte, infatti, l’uomo darwiniano discende come tutti gli animali da specie preesistenti, è dunque un risultato della selezione naturale; dall’altra,  il divenire dei gruppi umani è governato molto di meno dalla selezione naturale e molto di più da criteri culturali: cioè dagli istinti sociali, dalla selezione sessuale, dall’educazione, da forme di solidarietà che tendono ad allargarsi dai figli, alla tribù di appartenenza, alla propria nazione, ai propri simili, persino ad altre specie viventi. 

Le teorie di D. acquisirono rapidamente un’immediata ed enorme notorietà e, per i loro evidenti e decisivi risvolti teologici, filosofici, politico-sociali, travalicarono da subito gli ambienti scientifici (la prima edizione de  L’origine delle specie andò esaurita in un solo giorno) e diedero luogo, come poche volte nella storia del pensiero, a prese di posizione di violenta avversione o di ardente consenso. Oggi l’eredità darwiniana è scientificamente acquisita, pure in presenza di accese dispute interpretative tra i deterministi genetici come →Dawkins e i fautori della →Complessità come →Gould, e malgrado la messa in discussione di aspetti anche importanti delle specifiche formulazioni di D. Invece resta viva ed attuale l’opposizione al darwinismo su base religiosa, con correnti e movimenti neocreazionisti, particolarmente diffusi negli Stati Uniti, che teorizzano la verità letterale del racconto biblico della creazione e si battono contro l’idea evoluzionista giudicata blasfema.  

Architrave della modernità, l’evoluzionismo darwiniano ha portato un rovesciamento epocale nel modo dell’uomo di percepire il mondo e se stesso, ed ha esercitato un’influenza decisiva sullo stesso pensiero ecologico. Sul piano delle genealogie, tra i due approcci le differenze sono notevoli: D. rivolge l’attenzione soprattutto al mondo animale, e nella sua visione la natura è processo, movimento, cambiamento, competizione, mentre i padri della scienza ecologica, da →Clements a →Warming, erano botanici, e il loro sguardo sulla realtà naturale era più statico, dominato dall’idea di un’interdipendenza essenzialmente armonica. Ciò nonostante, il debito verso D. dell’ecologia è immenso. Da una parte, la riflessione darwiniana libera lo sguardo dell’uomo sulla natura dall’ipoteca della metafisica, ponendosi come coronamento del razionalismo seicentesco e dello stesso →Illuminismo; dall’altra, si caratterizza per una fortissima attenzione verso i processi di interazione tra gli organismi e tra organismi ed ambiente, in una prospettiva fondamentalmente olistica (→Olismo), organicista (àOrganicismo), venata di influenze romantiche (→Romanticismo), della natura come “tutt’uno”, come realtà organica comprendente anche l’uomo. Così, senza la “rivoluzione” darwiniana non sarebbe mai nata la scienza ecologica, di cui del resto il pensiero di D. ha profondamente condizionato il cammino, spingendola ad assumere il criterio evoluzionista e a relativizzare l’idea di una natura tendente all’equilibrio e all’armonia.

BIBLIOGRAFIA

  • Viaggio di un naturalista intorno al mondo, 1839/1943-1872
  • On the perpetuation of varieties and species by natural means of selection (art.), 1858
  • L’origine delle specie, 1859-1864
  • L’origine dell’uomo, 1871

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