Carolyn Merchant

Storica e filosofa, statunitense (1936).

Professore all’Università di Berkeley, M. nel libro La morte della natura del 1980 ha proposto un’originale interpretazione della crisi ecologica come fenomeno storico che affonda le sue radici in un pensiero intrinsecamente “maschile”. Per M., l’idea dell’assoggettamento della natura nasce infatti da una visione del mondo non più come “organismo” ma come “meccanismo” che segna il pensiero occidentale fino da –>Aristotele; sia la natura che il “femminile” vengono ridotti a “serbatoi” di vita, considerati universi inferiori alla cultura che è simbolicamente maschile, e ciò comporta la svalorizzazione di modalità considerate femminili di rapportarsi con il mondo: le emozioni rispetto alla ragione, la cura e la “manutenzione” rispetto alla conquista e alla costruzione, la solidarietà rispetto alla contrapposizione e alla violenza. Nelle culture tradizionali, invece, la natura è vista e trattata come un organismo, che richiede cooperazione tra tutti i suoi elementi, e le donne, per il loro specifico ruolo sociale, tendono a conservare questo stesso approccio anche nelle società sviluppate.

Principale fondamento teorico dell’–>Ecofemminismo, la riflessione di M. ha notevoli punti di contatto con l’–>Ecologia profonda: comune ad entrambe è la denuncia del carattere distruttivo dell’odierna relazione uomo-ambiente e l’appello ad un’etica nonviolenta (–>Nonviolenza), organicista (–>Organicismo) ed ecocentrica (–>Ecocentrismo) che riconduca pienamente la specie umana dentro i cicli naturali della “madre terra”.  

BIBLIOGRAFIA

La morte della natura, 1980

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