Arthur George Tansley

Ecologo, inglese (1871-1955).

Tra i fondatori della moderna scienza ecologica, T. deve la sua notorietà ad un articolo del 1935 pubblicato sulla rivista EcologyThe use and  abuse of vegetaional concepts and terms –  in cui contesta la visione organicista (–>Organicismo) allora dominante tra gli studiosi di ecologia, e in particolare l’idea sviluppata da –>Clements della vegetazione come un unico organismo vivente, e propone in alternativa al concetto di “organismo” la nozione di “ecosistema”. 

Per T., era tempo che l’ecologia si liberasse dalle suggestioni romantiche (–>Romanticismo) che ne avevano segnato i primi passi, e acquisisse una più rigorosa impronta scientifica privilegiando il metodo sperimentale e superando le generalizzazioni di stampo olistico (–>Olismo). Questo programma si fonda sul concetto di ecosistema, mutuato dalla fisica dei campi e dei sistemi: l’ecosistema, unità di base per lo studio della realtà ecologica – e dunque strumento di analisi elaborato dallo scienziato più che componente oggettiva del “paesaggio” biologico -, è l’insieme delle forme viventi che scambiano tra loro energia e materia; è perciò un sistema fisico e non un insieme organico, e comprende anche elementi naturali inorganici (rocce, gas, biotipi).

Con il suo approccio ecosistemico, che verrà in pochi anni sviluppato e perfezionato da –>Lindeman, –>Lotka, Eugene –>Odum, T. ha dato un contributo decisivo ad aprire l’ecologia alla contaminazione con  la fisica e a meritarle lo statuto di scienza autonoma, non più semplice branca della biologia, e al tempo stesso ha posto le basi per quella lettura rigidamente termodinamica dei fatti ecologici, a lungo orientamento prevalente nell’ecologia come scienza, che per taluni recherà lo stesso segno  riduzionista (–>Riduzionismo) e meccanicista (–>Meccanicismo) di cui il pensiero ecologico delle origini teorizzava il superamento. Ma l’originalità della visione  di T. rispetto alla fase pionieristica dell’ecologia, alle concezioni di Clements come di –>Warming, è anche in uno sguardo molto meno “diffidente” sul posto dell’uomo nella natura: egli contesta la nozione clementsiana di “climax che vede l’uomo, soprattutto l’uomo contemporaneo, come un nemico irriducibile dell’equilibrio ecologico, e alla concezione di un ordine naturale “perfetto” – il “monoclimax” -, incompatibile con la presenza umana, contrappone la convinzione che in natura sussista una pluralità di climax, compresi nuovi climax “antropogenici” creati artificialmente dall’uomo, e che questi ultimi siano altrettanto ”ecologici” degli altri.

Così, nel pensiero di T. risulta fortemente attenuata la critica della modernità che invece aveva ispirato molti padri della scienza ecologica, e l’ecologia assume i caratteri di scienza “al servizio” dell’uomo, della gestione umana della natura, nella stessa prospettiva antropocentrica (–>Antropocentrismo) indicata dal –>Conservazionismo.

BIBLIOGRAFIA

“The use and the abuse of vegetational concepts and terms” (articolo), Ecology, n. 3, 1935

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