Arne Naess

Filosofo, norvegese (1912-2009).

Professore all’Università di Oslo, N. è il fondatore del movimento culturale dell’–>Ecologia profonda, espressione da lui coniata nel 1972 per designare una visione filosofica di spiccata matrice olistica (–>Olismo) ed organicista (–>Organicismo), che si propone il superamento dell’–>Antropocentrismo e di ogni dualismo tra uomo e ambiente, e assegna un uguale valore etico intrinseco a tutte le specie, i sistemi e i processi esistenti in natura.

Per N., il cui approccio è squisitamente ecocentrico (–>Ecocentrismo) e anticipa le teorizzazioni più radicalmente olistiche e antiantropocentriche dell’–>Etica del’ambiente, l’uomo non può considerare la natura come una risorsa a propria disposizione, e la salvaguardia dei sistemi ecologici deve prevalere su quella di loro singole parti, specie umana compresa. Questi assunti egli li riconduce non a un’apodittica posizione filosofica, ma alle acquisizioni della scienza contemporanea sulla dimensione sistemica (approccio –>Sistemico) della realtà naturale: poiché l’uomo interferisce con sempre maggiore aggressività e potenza con il naturale funzionamento dei sistemi ecologici, esso è chiamato a cambiare in profondità i propri modi di organizzazione sociale, economica, politica, e a perseguire un rapido e deciso decremento demografico. Tali mutamenti presuppongono una rigenerazione spirituale dell’umanità, che passi per il ripudio del consumismo e veda una riorganizzazione della società in piccole comunità autonome, economicamente autosufficienti ma tra loro solidali, e unite da un’adesione incondizionata – individuale e collettiva – alla –>Nonviolenza come principio che deve governare i rapporti tra gli uomini e dell’umanità con le altre specie viventi e con l’ambiente.

L’ecologia di N., o “ecosofia” dal titolo di un suo libro del 1985, definisce se stessa “profonda” in contrapposizione al carattere “superficiale” attribuito all’–>Ambientalismo tradizionale, che rifiutando una definitiva messa in mora dell’utilitarismo antropocentrico, vera radice della crisi ecologica, si condannerebbe all’impotenza: per N., compito dell’ecologia profonda è liberare l’ambientalismo dalla sudditanza verso la “religione” del –>Progresso irrimediabilmente radicata nella tradizione giudeo-cristiana (–>Cristianesimo) e nel modello industrialista e tecnocratico (–>Tecnica) comune tanto al –>Marxismo (anche –>Marx) che all’ideologia capitalista, e aprirlo invece ad una visione  autenticamente ecologica, “ecosofica”, che come in molte culture indigene e religioni orientali si fondi sul pieno rispetto per ogni forma vivente e sulla valorizzazione della diversità biologica e anche di quella tra culture e civiltà. A sua volta, il pensiero di N. ha ricevuto critiche aspre anche dall’interno del mondo ecologista: alcuni autori hanno contestato l’accento posto sulla necessità di una riduzione della popolazione umana, che evocherebbe un retropensiero antiumanistico e misantropico o peggio richiamerebbe le concezioni autoritarie dell’–>Ecofascismo; altri hanno rimproverato a N. un estremismo ecocentrico che svaluterebbe l’autonoma e irriducibile importanza etica, e in ultima analisi la libertà, di ogni singolo essere vivente; altri ancora hanno ravvisato nelle sue concezioni una carica utopistica e antipolitica che ne inficerebbe ogni efficacia pratica rispetto al concreto cammino di contrasto della crisi ecologica.

Le tesi di N. presentano più di un tratto in comune con le idee e le sensibilità dei movimenti controculturali (–>Controcultura), nonché con le riflessioni degli autori e delle correnti più radicali del pensiero ecologico e dello stesso movimento ambientalista: da –>Goldsmith a –>Capra, da –>Roszak a –>Bahro, dal –>Primitivismo al –>Bioregionalismo, dal –>Fondamentalismo ecologista fino alle etiche ambientali e animaliste (–>Animalismo) più estreme.   

BIBLIOGRAFIA

Ecosofia, 1976

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