Ambientalismo

Con il termine A. vengono designati sia i movimenti organizzati per la difesa dell’ambiente nel loro insieme, sia più specificatamente quella parte di essi nata e sviluppatasi a partire dagli anni Settanta, che per profilo culturale e modalità di azione segna una decisa discontinuità rispetto al –>Conservazionismo.

In questa seconda e più appropriata accezione, l’A. – o ecologismo, nell’uso comune termine sostanzialmente sinonimo – nasce nel corso degli anni Sessanta, quando l’asse centrale dell’impegno organizzato per la difesa dell’ambiente cominciò a spostarsi dall’obiettivo di “conservare” quanta più natura possibile a quello di contrastare l’inquinamento dell’aria, delle acque, del suolo. Sia in un’ottica antropocentrica (–>Antropocentrismo), sia nel medesimo spirito ecocentrico (–>Ecocentrismo) che aveva ispirato il  –>Preservazionismo, la prospettiva mutava segno: non più soltanto impedire che la natura venisse completamente sfigurata dall’avanzata delle città e dell’industria, che l’uomo contemporaneo perdesse la possibilità di godere dei piaceri e della funzione edificante della “esperienza della natura”; ma soprattutto reagire ad una forza – l’inquinamento – molto più concreta ed invasiva, che nasceva dal modo stesso dell’organizzazione e dello sviluppo socio-economici, minacciava la salute e la stessa sopravvivenza dell’uomo, metteva a rischio gli equilibri ecologici. E per sconfiggere questo nuovo, più insidioso nemico, non serviva guardare con nostalgia al passato e  “conservare” oasi di naturalità: invece occorreva rivolgersi al futuro, riformare in profondità la società e l’economia a partire da uno sguardo sulla realtà che sostituiisse alle lenti del –>Riduzionismo l’approccio –>Sistemico, il paradigma della –>Complessità, indispensabili per cogliere la stretta interdipendenza tra dinamiche sociali ed economiche e dinamiche ecologiche.      

Il mutamento di orizzonti fu preparato da due dinamiche parallele e confluenti: la gravità e l’evidenza crescenti dei vari fenomeni d’inquinamento, determinata dal “boom” economico postbellico e in particolare dall’esplosione dei consumi di massa, e la progressiva affermazione nelle società ormai opulente dell’Occidente di preoccupazioni e bisogni postmaterialisti (–>Post-materialismo), da cui sarebbero nati i –>Nuovi movimenti sociali, e che alimentavano le prime riflessioni critiche sul consumismo. Ma le origini della svolta sono ancora precedenti, coincidono piuttosto con l’invenzione – e il tragico impiego a Hiroshima e Nagasaki – della bomba atomica, simbolo di una –>Tecnica con potere di morte sull’intera umanità: e non a caso, l’opposizione ai test di sperimentazione della bomba atomica e poi alle centrali nucleari (movimento –>Antinucleare), fu il principale catalizzatore che trasformò l’A. da allarme mediatico in movimento sociale. 

Come il –>Conservazionismo, così anche l’A. ha preso avvio negli Stati Uniti, dove il problema dell’inquinamento si è manifestato e ha ricevuto attenzione più precocemente. Dall’inizio degli anni Sessanta cominciò la pubblicazione di saggi di denuncia su problemi ambientali e sanitari  legati all’impatto inquinante (–>Impatto ambientale) dei processi produttivi: il primo e quello che ottenne il successo più largo, oggi considerato una sorta di manifesto dell’A, fu Primavera silenziosa di Rachel –>Carson (1962), in cui si descrivevano i danni agli ecosistemi e alla salute umana provocati dall’impiego massiccio in agricoltura del Ddt, il “pesticida” chimico allora più utilizzato (sarà messo al bando negli anni Settanta). Sempre negli Stati Uniti iniziarono, dalla metà degli anni Sessanta, proteste e mobilitazioni contro l’inquinamento, in un crescendo che troverà coronamento nell’–>Earth Day, la “Giornata della Terra” celebrata il 22 aprile 1970 a New York e in altre decine di città degli Stati Uniti, che vide centinaia di migliaia di cittadini manifestare contro lo smog, l’inquinamento di fiumi e laghi, la “chimicizzazione” dei prodotti agricoli. In tale nascente movimento, che ebbe come leader riconosciuto Barry –>Commoner – tra i teorici dell’–>Ecologia politica e uno degli esponenti di punta della sinistra anti-sistema nel suo Paese -, si esprimeva un atteggiamento di rifiuto generale verso il “modello americano”, identificato con le categorie storiche del consumismo, dell’imperialismo, della distruzione dell’ambiente: in questo senso, esso era l’erede diretto delle agitazioni studentesche sviluppatesi nelle università degli Stati Uniti a partire dalla metà degli anni Sessanta, che si battevano contro la guerra in Vietnam, e subiva forte l’influenza dei fermenti controculturali (–>Controcultura).

Peraltro, l’A. mostrò subito alcuni caratteri del tutto originali rispetto alla stessa controcultura: intanto recava un’impronta essenzialmente scientifica, fondava cioè le proprie denunce e proposte sugli allarmi di biologi, fisici, demografi, medici che ammonivano sulla scarsità delle risorse naturali e su problemi inediti come le “piogge acide” o la contaminazione dell’ambiente provocata dai rifiuti tossici; poi, differenziandosi dal messaggio prevalentemente individuale e spiritualista del movimento controculturale, privilegiava la dimensione dell’azione collettiva, dell’impegno politico per cambiare alla radice la società e l’economia; e infine, esso affiancava a una dimensione idealistica e universalista, la vocazione a concretizzarsi in proteste e mobilitazioni prettamente locali.

Un’altra caratteristica centrale dal nascente movimento era in un atteggiamento fortemente critico verso le categorie della tecnica e del –>Progresso e soprattutto verso il gigantismo industriale, che troverà la sua sintesi più efficace nello slogan “piccolo è bello” mutuato dal titolo di un libro divenuto celebre di –>Schumacher del 1973, e che segnerà stabilmente l’immaginario ambientalista, dal movimento antinucleare fino alle mobilitazioni per fermare la realizzazione di grandi infrastrutture. Ben presto, dal seno della “galassia” dei gruppi ambientalisti spontanei sorsero associazioni più strutturate. Nel 1969 a San Francisco, David –>Brower diede vita ai “Friends of the earth” (–>Amici della terra), che in poco tempo aprirono sezioni in molte città degli Stati Uniti e anche in Europa divenendo, accanto al –>Wwf – nato dieci anni prima  con un segno ancora in parte conservazionista, l’altra grande organizzazione internazionale per la difesa dell’ambiente. Due anni dopo, nel 1971, da una protesta contro un imminente test nucleare degli Stati Uniti nelle acque delle isole Aleutine (tra l’Alaska e la Kamchatka), sorse in Canada –>Greenpeace, che anch’essa si diffuse rapidamente sia in tutto il Nord America che in Europa. Tale cambiamento non tardò a raggiungere dagli Stati Uniti l’Europa, in ciò favorito soprattutto da due eventi: la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente, tenuta a –>Stoccolma nel 1972, che ebbe una vastissima eco mediatica imponendo i problemi ambientali come una grande questione globale, e la pubblicazione lo stesso anno del Rapporto I limiti dello sviluppo (–>Limite/limiti, –>Meadows, –>Peccei), commissionato al Mit di Boston dal Club di Roma di Aurelio –>Peccei, nel quale si sosteneva che i ritmi sempre più rapidi della crescita economica e demografica rischiavano di portare al collasso l’umanità nel giro di cinquant’anni. Il libro fu tradotto in quindici lingue e vendette alcuni milioni di copie, ed il suo impatto sull’opinione pubblica venne ulteriormente amplificato dalla crisi petrolifera del 1973 che sembrò avverare (sia pure per ragioni non ambientali ma geopolitiche) la “profezia” degli autori. Nella seconda metà degli anni Settanta, in molti Paesi europei l’azione dei primi gruppi ambientalisti si saldò con l’opposizione antinucleare, dando vita ad un movimento sociale vasto e profondo; così accadde anche in Italia, dove da questo incontro sorsero nuove associazioni: nel 1977 venne costituita la sezione italiana degli Amici della terra, nel 1980 nacque la Lega per l’ambiente (oggi –>Legambiente), nel 1986  fu creata Greenpeace-Italia.

Il modello ambientalista ha largamente segnato negli ultimi trent’anni l’azione organizzata in difesa dell’ambiente, facendo breccia anche nelle associazioni di tradizione conservazionista come il Wwf e ponendo le premesse per la stessa nascita dei –>Verdi: l’ha segnata affermando una prospettiva nella quale la conservazione della natura tende a confluire in un’idea complessiva di riforma radicale della società e dell’economia, che dia nuova centralità ai valori d’uso rispetto ai valori di scambio, e dunque spostando l’accento dalla dimensione culturale della sensibilizzazione dei cittadini alla dimensione politica del conflitto e del cambiamento sociali; l’ha segnata modificando la stessa nozione di ambiente, non più identificato soltanto con la natura incontaminata ma riletto in una chiave sociale e umanistica, che per esempio mette l’accento sui problemi legati all’inquinamento nelle città e nei luoghi di lavoro e al suo impatto sulla salute e sulla vita delle persone, o sul nesso strutturale tra problemi ambientali di dimensione globale (–>Cambiamenti globali) e fenomeni di sottosviluppo e povertà endemica nei Paesi del Sud del mondo, e che ha condotto settori rilevanti dell’A. ad impegnarsi nei movimenti –>No-global; l’ha segnata integrando l’ispirazione globale del messaggio ecologico con un forte richiamo alla dimensione locale e comunitaria dell’interesse ambientale, secondo lo slogan “pensare globalmente, agire localmente” che venne scelto ad emblema degli Amici della terra; infine, l’ha segnata diffondendo un innovativo modello di azione associativa caratterizzato dall’uso combinato di un insieme vasto e differenziate di tecniche per la mobilitazione dell’opinione pubblica, che va dagli strumenti di –>Democrazia diretta – raccolta di firme a sostegno di petizioni, promozione di referendum -, a forme di azione diretta – come sit-in e “blocchi” ostruzionistici – ispirate ai princìpi della –>Nonviolenza ma che contemplano il ricorso alla disobbedienza civile, alla pressione “lobbystica” sui decisori politici. Questo nuovo cammino, che ha fatto dell’ecologismo uno dei prototipi di movimento strutturato di cittadinanza attiva, cioè squisitamente politico e però al tempo stesso autonomo da partiti e schieramenti, è un filo conduttore comune ormai alla gran parte delle associazioni di difesa ambientale, sebbene all’interno del mondo ambientalista convivano tuttora visioni e sensibilità differenti: dalle posizioni, ispirate all’ecologia politica, che sottolineano il legame oggettivo, scientifico, tra crisi ecologica e dinamiche dello sviluppo economico; alle concezioni fondamentaliste (–>Fondamentalismo), ispirate all’–>Ecologia profonda e in generale a un’–>Etica dell’ambiente antiantropocentrica, che condannano senza appello, come intrinsecamente antiecologiche, sia la tradizione antropocentrica occidentale che la civiltà tecnologica su di essa fondata, e nel solco del pensiero controculturale esaltano il valore sovversivo dell’azione personale e individuale; al –>Bioregionalismo, per il quale la salvaguardia degli equilibri ecologici può venire soltanto dal ritorno a una società organizzata in piccle comunità tra loro indipendenti, e alle mobilitazioni cosiddette –>Nimby, che tendono ad affermare un “diritto di veto” delle comunità locali rispetto a grandi opere infrastrutturali previste sul loro territorio; a impostazioni – di autori come –>Commoner, –>Rifkin, –>Lovins e –>Touraine, in Italia di associazioni come –>Legambiente – che rifuggono da ogni tentazione antimoderna e sottolineano invece il ruolo della scienza e della stessa tecnologia, e in generale l’irrinunciabilità a un’idea, seppure reinterpretata, di progresso, per affrontare con efficacia i problemi ambientali. Alla radice di queste differenze, lo stesso spartiacque che attraversa da sempre il pensiero ecologico: tra “anti-tecnica” e “neo-tecnica”, cioè tra rifiuto neoromantico (–>Romanticismo) della modernità e ambizione, tipicamente postmoderna, di riorientarne il cammino. 

Infine, l’A. ha influenzato in profondità le culture politiche di sinistra. Idea di solidarietà – dell’uomo con la natura ma anche degli uomini tra loro – e idea di rivoluzione, ma estranea alla lettura classista e positivista del –>Marxismo (anche –>Marx) e in generale della sinistra novecentesca, l’A. si è progressivamente affermato come possibile base ideale e programmatica di una sinistra rinnovata – una –>Terza sinistra, come nella definizione proposta da –>Cohn-Bendit –  che individua nell’ecologia uno dei criteri fondamentali su cui fondare una prospettiva di cambiamento sociale, di emancipazione dell’uomo, adeguata ai problemi e alle contraddizioni del presente.  

Profondi e duraturi sono stati pure i risultati concreti – nella società, nell’economia (–>Economia dell’ambiente), nel diritto (–>Diritto dell’ambiente), nella mentalità e nell’immaginario contemporanei  – ascrivibili per una parte importante all’A. I problemi ambientali – dai diversi fenomeni di inquinamento, all’erosione accelerata della biodiversità dovuta a cause antropiche, alla crisi climatica – si sono stabilmente insediati tra le grandi preoccupazioni dell’opinione pubblica; i loro alti costi ecologici, umani, anche economici, sono ormai una verità indiscussa, la cui crescente consapevolezza non solo ha influenzato le abitudini di vita e di consumo delle persone ma ha innescato un processo sempre più serrato di “conversione ecologica” dell’economia; il contrasto dei danni ambientali è diventato uno dei compiti principali delle amministrazioni pubbliche e l’oggetto di un’imponente legislazione.  

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