Aldo Leopold

Ecologo, statunitense (1887-1948).

Prima direttore associato presso il “Forest Products Laboratory”, poi dal 1933 professore all’Università del Wisconsin, L. fu a lungo fautore convinto di un approccio meramente utilitarista  e conservazionista (–>Conservazionismo) alla gestione degli ecosistemi naturali, intesi come “mezzi” che vanno sì tutelati, ma solo ai fini e nell’interesse del soddisfacimento delle necessità umane. Fedele alle idee di Gifford –>Pinchot, principale ispiratore di un modello di conservazione della natura programmaticamente sottomesso a finalità di beneficio pratico ed economico per l’uomo, nel libro Game Management del 1933 affermò la necessità di estendere all’intero campo della conservazione naturalistica – come egli scrive – “lo stesso tipo di manipolazione intenzionale e mirata dell’ambiente impiegata nella silvicoltura”, e argomentò con decisione a favore degli interventi di eliminazione sistematica di molti animali predatori – per esempio il coyote – in atto allora negli Stati Uniti. Negli ultimi anni della sua vita, L. si convertì invece all’idea, molto più vicina al –>Preservazionismo, della difesa dell’ambiente presentata  come fine in sé, come imperativo etico: costituì insieme ad altri la “Wilderness Society”, e fino alla morte trascorse lunghi periodi d’isolamento in una piccola capanna a Baraboo, nel Wisconsin. 

La grande notorietà di L. è soprattutto legata ad una raccolta di saggi in forma di diario pubblicata postuma – Almanacco di un mondo semplice (1949) – in cui egli racconta la sua “conversione” e  che è generalmente considerata come il primo manifesto di un’–>Etica dell’ambiente. Nel libro, L. contesta le concezioni che assegnano alla natura un valore puramente strumentale, e teorizza che gli animali, le piante, le comunità biotiche hanno  valore in sé, indipendentemente dalla loro utilità per l’uomo: così – scrive – “è giusto ciò che tende a mantenere l’integrità, la stabilità e la bellezza della comunità biotica; è sbagliato ciò che ha una tendenza diversa”. Centrale in questa che L. chiama “land ethic”, è un –>Ecocentrismo d’impronta fortemente olistica (–>Οlismo), però lontano dalla forte spiritualità che segna il pensiero di “pionieri” del pensiero ecologico come –>Thoreau e –>Muir: nella visione di L. l’etica della terra è un’acquisizione squisitamente razionale e, soprattutto, una conquista della modernità, quasi un corollario dei concetti alla base della scienza ecologica e della teoria evoluzionista. 

Le interpretazioni del pensiero di L. non sono univoche: secondo alcuni, tra questi –>Callicot, egli  operò un radicale superamento della prospettiva antropocentrica (–>Antropocentrismo) ponendo le basi per un’etica ecocentrica di stampo organicista (–>Organicismo); per altri, il suo “ripensamento” segna semplicemente la presa d’atto che l’uomo debba usare più lungimiranza nei criteri di conservazione della natura, integrando pienamente nell’oggetto di tale conservazione l’ecosistema come rete di legami e interconnessioni; infine, vi è chi ha sottolineato che la nozione leopoldiana di comunità biotica come luogo di tendenziale stabilità ed armonia, rimarca la grande distanza tra questa immagine statica dei sistemi naturali, la stessa che proponevano i fondatori della scienza ecologica da –>Clements a –>Warming, e la natura darwiniana (–>Darwin) con il suo intrinseco, irriducibile, dinamismo.       

BIBLIOGRAFIA

Game management, 1933

Almanacco di un mondo semplice, 1949-1997

Ti consigliamo anche