Il suo nome d’arte riassume il suo amore per i Beatles, la sua arte dà forma e colore al riciclo artistico. Stiamo parlando di Lady Be, giovane artista di Pavia, celebre in Italia e all’estero, per i suoi mosaici realizzati utilizzando materiali di scarto e di plastica: tappi, bottiglie, vecchi giocattoli e oggetti di bigiotteria. I pezzi di plastica vanno a sostituire i tradizionali tasselli del mosaico, e il risultato è davvero sorprendente: mosaici dai colori accessi, quasi esplosivi, che attirano subito l’attenzione. I soggetti delle sue opere sono soprattutto ritratti di celebri artisti, icone della musica, personaggi storici. E in questa intervista Lady Be ci racconta la sua tecnica e la sua arte che incuriosisce e avvicina bambini e adulti di tutte le età.
Lady Be, come nasce la tua passione per l’arte e l’idea del riciclo artistico?
La passione per l’arte nasce con me. Sin da piccola disegnavo su qualsiasi cosa che trovavo. Ho poi intrapreso un percorso lineare facendo il liceo artistico e poi l’Accademia delle belle arti. Nonostante studiassi il disegno classico e le tecniche tradizionali, avevo già un forte interesse per il riutilizzo di materiali riciclati. Ho iniziato così a raccogliere oggetti di plastica di uso quotidiano legati alla mia infanzia o quelli che non utilizzavo più, suddividendoli per colori, per poi tagliarli e modellarli senza alterarne il colore. Da qui è nata poi l’idea di creare un mosaico pittorico tutto nuovo dove le tessere erano pezzi di plastica, passando così dalla pittura alle pennellate fatte con oggetti riciclati, lucidati poi con la resina, e proponendo una speciale tecnica di mosaico.
Quali sono i soggetti delle tue opere?
Sono per lo più ritratti. Ho provato anche a realizzare opere di altro tipo, ma senza dubbio il ritratto ha un impatto e un interesse maggiore sulle persone. Per i miei mosaici, sono partita da volti noti e icone celebri – come Marylin Monroe, David Bowie, Salvador Dalì, Lady Diana, Papa Francesco, Madre Teresa di Calcutta, Napoleone, i Beatles – per interessare le persone che si rispecchiano nell’idolo o in quel personaggio. Ciò mi permette di avvicinarle all’opera e di far scoprire loro in che modo è stata realizzata e quali materiali sono stati utilizzati. Nel corso degli anni ho inoltre capito che l’arte poteva essere un prezioso strumento anche per rilanciare alcune tematiche sociali e per questo ho realizzato una serie di Barbie tumefatte per ribadire “no alla violenza sulle donne”.
Qual è stata la tua prima opera e quella a cui sei maggiormente legata?
La prima opera che ho realizzato è stata quella dedicata a Marylin Monroe, iniziata nel 2009 e terminata nel 2010. Ho sempre amato la pop art e volevo partire da un soggetto riconoscibile, utilizzando al tempo stesso colori accessi e brillanti derivanti dagli oggetti raccolti e riciclati. È stato un lavoro lungo sia per quanto riguarda la raccolta degli oggetti sia per la realizzazione dell’opera. Per altro erano anni in cui avevo già sperimentato il recupero di piccoli lavori riutilizzando oggetti in disuso come ad esempio le gabbiette degli spumanti, raccogliendo i rifiuti che trovano sulla spiaggia. Per l’opera di Marlyn ho utilizzato alcuni miei giocattoli e oggetti dell’adolescenza, di bigiotteria, make up, giocattoli, pezzi di vetro raccolti sulla spiaggia.
Dopo questa opera, ho continuato a realizzare tutta una serie di mosaici artistici raffigurando volti di celebri artisti, personaggi storici, ma anche opere di valenza sociale. A tal riguardo quella a cui sono maggiormente affezionata è la “Barbie tumefatta” in cui raffiguro il volto perfetto di una Barbie sfigurato da ematomi e ferite: un occhio livido, il labbro sanguinante…. Un modo per denunciare anche attraverso l’arte la violenza sulle donne. Per realizzare questa opera ho utilizzato diversi materiali: come i capelli e la faccia di vecchie bambole, diversi pezzi di plastica e oggetti di bigiotteria tagliati e riassemblati. Ho scelto la Barbie perché tutti la conoscono e si possono riconoscere in lei.
Nelle tue opere utilizzi anche rifiuti spiaggiati. Quali sono quelli più “strani” o insoliti che hai trovato?
Durante le mie passeggiate in spiaggia, tra gli oggetti più insoliti che ho trovato ci sono: bigodini, cavi elettrici, tubi, vecchi pneumatici, ma anche bambole o giocattoli rotti, modellati ormai dall’acqua del mare e dal vento. Vedendo questi oggetti mi sono sempre chiesta a chi fossero appartenuti, come sono arrivati lì, e come l’arte in qualche modo potesse recuperarli.
Qual è il tuo rapporto con l’ambiente e quale messaggio vuoi inviare attraverso l’arte?
Amo la natura, mi piace lavorare in giardino, e svolgere attività pittoriche en plenair. Amo fare lunghe passeggiate in spiaggia e questo mi ha portato con il tempo ad osservare anche i tanti rifiuti spiaggiati, abbandonati sui lidi o portati dalla corrente del mare, a raccoglierli dando il mio piccolo contributo per ripulire anche i lidi. Oggi uno dei grandi problemi da affrontare riguarda il marine litter e con la mia arte intendo lanciare un doppio messaggio: tutelare di più la natura e l’ambiente e allo stesso tempo invitare le persone a riflettere sull’importanza di un corretto utilizzo e smaltimento dei propri rifiuti.
In questi anni hai anche collaborato con Disney e Legambiente e realizzato diverse mostre in Italia e all’estero. Qual è il tuo prossimo obiettivo?
Riandare nuovamente all’estero e in particolare in Germania e Belgio. In programma c’è anche una trasferta artistica a New York, ma a causa dell’emergenza coronavirus la mostra in programma ad aprile è stata posticipata a settembre. L’Italia comunque ha sempre un posto importante in quella che è la mia attività artistica, nei mesi scorsi l’aeroporto di Malpensa ha ospitato una mia mostra, a marzo si sarebbe arricchita di altre dieci opere, ma poi con questa emergenza sanitaria in corso è stato tutto sospeso.
Nella tua ultima opera “Corona Jesus” ritrai il volto sofferente di Cristo che al posto della corona di spine porta la rappresentazione del coronavirus. Perché questa scelta?
Per questa opera mi sono ispirata al Gesù di Zeffirelli. Il volto sofferente di Cristo, che al posto della corona di spine porta la rappresentazione del coronavirus, rappresenta il sacrificio di Dio che si fa uomo oggi, in ognuno di noi. Il Coronavirus, diventa il simbolo dell’espiazione dell’uomo. Ognuno di noi compie un sacrificio: medici ed infermieri in prima linea, e poi tutti i cittadini che in diverse parti del mondo devono restare a casa per non contrarre e trasmettere il virus.
A proposito dell’emergenza sanitaria, in questi giorni hai deciso di mettere alcune tue opere all’asta in beneficenza. Come sta andando e come verranno utilizzati i soldi raccolti?
Sono molto felice e orgogliosa di poter dare un contributo alla mia arte, mediante la piattaforma Charity Stars, con la quale avevo già collaborato diverse volte e che è sempre in prima linea per cause benefiche e raccolte fondi. In questo caso, la raccolta fondi che hanno lanciato si chiama #VinciamoNoi, e l’obiettivo è quello di dare un aiuto concreto agli ospedali – il Sacco di Milano, lo Spallanzani di Roma e il policlinico San Matteo di Pavia – e alla Croce Rossa. “Con i soldi raccolti – si legge sul sito dell’asta – verrà finanziato l’acquisto di apparecchiature di ventilazione, saranno creati nuovi posti letto in terapia intensiva e subintensiva, e sarà garantita l’assistenza sanitaria”. La mia opera “Infermiera con l’orecchino di perla” 40 x 50 cm, è stata battuta a 6500 €. L’asta si è conclusa il 2 aprile 2020, e l’intero importo è già stato donati agli ospedali e alla Croce Rossa. Davvero un successo e una bellissima soddisfazione.
Cosa ti senti di dire agli italiani che sono a casa per l’emergenza coronavirus?
Sicuramente di non abbattersi, di concentrarsi su quello che possono fare in casa e di dedicare più tempo a se stessi, sia fisicamente sia spiritualmente. In queste settimane si può trovare tranquillamente la forza e la fantasia di viaggiare con la mente, di dedicarsi ai propri hobbies, trovando allo stesso tempo spunti per fare attività anche artistiche come ad esempio ho spiegato nel video tutorial riciclo artistico. Basta dare spazio alla propria creatività e fantasia, e l’arte in questo è un’ottima maestra.
Intervista a cura di Luisa Calderaro
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