Con la fase 2 e l’allentamento delle misure di contenimento della pandemia, dovrebbe a breve poter prendere il via #Adottaunalveare, il progetto del circolo Abron di Legambiente a Conversano, sui primi rilievi della Murgia, avviato insieme all’associazione Apis Puglia e all’azienda biologica Nuovo Muretto. Protagonista Liliana, che di famiglie di api ne ha già sei e aspetta di poter andare a prendere la settima, destinata al progetto.
Apicultrice per hobby (fino a 30 arnie si è produttori per autoconsumo) o meglio per passione, Liliana di sicuro è innamorata delle api. “Siamo una comunità di apicoltori che danno priorità al benessere delle api, praticando un’apicoltura completamente naturale, non per forza produttiva. La priorità è la custodia delle api, ma è chiaro che se c’è benessere, c’è anche una buona produzione” racconta parlando di Apis Puglia di cui è socia, come di Legambiente. “Le api non si possono allevare, noi ne siamo custodi: quando la famiglia sciama, se ne va. È un animale selvatico e lo rimarrà sempre”. Anche per questo va tutelato.
Negli ultimi anni, in Italia è andato perso circa il 40% degli alveari. Le api stanno scomparendo, pesticidi, insetticidi e malnutrizione provocata dalle monoculture intensive ne stanno provocando la moria più che i nemici naturali. Legambiente Conversano circolo Abron ha scelto di impegnarsi nella salvaguardia di un insetto così fortemente minacciato e di prendersene cura adottando una famiglia di api, potendo in questo modo seguirne il loro naturale ciclo di sviluppo e produzione di miele.
“Una famiglia è un’unità, composta da circa 50-60 mila api – spiega Liliana -. Ognuna di loro è come una cellula del corpo umano, non vive da sola, la famiglia è il super organismo”. Le sue api sono ospitate, non a caso, all’interno dell’azienda agricola biologica Nuovo muretto di Putignano, che alleva mucche e produce formaggi e possiede un piccolo frutteto e i campi dove crescono i foraggi naturali e le essenze spontanee con cui vengono alimentati i bovini.
“Sono stati trovati nel miele fino a sette residui di pesticidi tutti insieme. Qui vengono fatti, purtroppo, trattamenti a tappeto, con il glifosate in particolare. I ciliegi, per esempio, vengono trattati molto, anche in fioritura nonostante sia vietato dalla legge proprio a tutela degli impollinatori. Il progetto nasce con finalità etiche e di sostegno alle api attraverso l’educazione ambientale” insiste Liliana. Prevede visite all’apiario e lezioni di biodiversità nell’azienda. La prima fase sarà sperimentale e servirà a capire i costi, la fattibilità fiscale a seconda di chi adotta ed eventualmente il livello di produzione. Covid permettendo. Perché la stagione inizia ad aprile ed è, quindi, in parte già saltata.
“Qui in Puglia si comincia con il mandorlo, poi il ciliegio, il biancospino, l’asfodelo, il rovo, il trifoglio e tante altre piante ancora e si chiude con l’edera – elenca veloce l’apicoltrice. L’ape è una fan della biodiversità, la garantisce. Questa adozione è, innanzitutto, un sostegno alla biodiversità e a chi la promuove attraverso l’apicoltura naturale, priva di antibiotici e di sostanze chimiche”. La possibilità di ricavare il miele è solo l’ultimo degli obiettivi del progetto. Un melario è composto da nove telaini, ogni telaino equivale al massimo a due chili di miele: alla fine si vedrà se arriverà anche quello.