Isole minori, necessario cambio di passo e di prospettiva per investire in sostenibilità

Fonti rinnovabili, efficienza energetica, depurazione delle acque, recupero e riciclo dei materiali: le isole minori potrebbero essere il regno della sostenibilità, territori all’avanguardia rispetto alla gestione delle sfide che il riscaldamento globale ci pone. L’Italia avrebbe molto da guadagnare dalle enormi potenzialità di innovazione e turismo ambientale che le sue isole minori offrono. Purtroppo, il divario tra le possibilità e la situazione di fatto è enorme: le nostre 27 isole minori abitate risultano attualmente fra i territori meno virtuosi dal punto di vista della gestione del territorio. Per cercare di invertire la rotta, Legambiente e l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR (CNR-IIA) hanno promosso l’osservatorio Isole Sostenibili e presentato il loro rapporto annuale sul tema.

Salina

Le 27 isole minori abitate analizzate nel dossier sono, suddivise per regione: Capri, Ischia, Procida per la Campania; Capraia, Isola del Giglio, Gorgona, Isola d’Elba per la Toscana; Ponza e Ventotene per il Lazio; Isole Tremiti per la Puglia; Pantelleria, Lampedusa, Linosa, Favignana, Marettimo, Levanzo, Ustica, Lipari, Vulcano, Stromboli, Panarea, Filicudi, Alicudi, Salina per la Sicilia; Sant’Antioco, San Pietro, Maddalena per la Sardegna.

Nonostante questi territori offrano, secondo tutti gli studi scientifici, potenzialità di produzione da rinnovabili particolarmente elevate, in nessuna si raggiunge il 6% dei consumi elettrici da fonti rinnovabili, quando nel resto d’Italia siamo oltre il 36%. Per la raccolta differenziata i valori medi sono circa del 40% e non solo possono essere raddoppiati con il porta a porta ma si possono creare sistemi di raccolta e riciclo per alcune filiere direttamente sulle isole. Per la depurazione, in alcune isole minori addirittura non esiste alcun sistema di trattamento delle acque reflue, ma pure in quelle che lo hanno siamo ben lontani da una gestione ottimale. Prevalentemente, sono ancora le navi a garantire che la situazione non vada in crisi, portando gasolio da bruciare nelle vecchie centrali elettriche, acqua, e ripartendo con rifiuti di ogni tipo, soprattutto indifferenziati. Una situazione davvero anacronistica e priva di senso, dato che sono ormai disponibili tutte le tecnologie necessarie a chiudere questi cicli, oltre a diversi finanziamenti europei, contributi nazionali e incentivi.

Pantelleria

Due sfide, secondo Legambiente e l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR, appaiono particolarmente rilevanti. Sono, in primis, la capacità di realizzare innovazioni in realtà che vivono grandi oscillazioni di afflusso turistico nei mesi estivi, con picchi dei consumi e degli impatti. Infatti, nelle isole analizzate vivono stabilmente circa 200.000 persone, che nella stagione estiva possono arrivare ad aumentare di 3-4 volte; una condizione sicuramente complessa, che influenza le politiche locali. E poi, il portare avanti le innovazioni in territori iper-vincolati sia da un punto di vista ambientale che paesaggistico.

Sant’Antioco

L’osservatorio è un progetto ambizioso: diventare un acceleratore di interventi nelle isole attraverso lo scambio di esperienze e di conoscenza, anche attraverso partnership con network e associazioni internazionali. Se ne possono seguire i risultati e il lavoro sul portale isolesostenibili.it, che racconta parte degli interventi già realizzati dal Pacifico all’Atlantico, dai Mari del Nord all’Australia. Come quelli, per esempio, della centrale solare sull’isola di Kauai nell’arcipelago hawaiano, del movimento Plastic Free di Ibiza e Formentera,ma anche del progetto di recupero e valorizzazione del patrimonio paesaggistico-agronomico di Pantelleria, della mobilità alternativa e della gestione dei rifiuti a Sant’Antioco o delle iniziative realizzate a Capraia con il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano.

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