Ferme molte attività produttive ed economiche, molti mezzi di trasporto privati, sospesa parte dei voli aerei e ridotte le corse dei treni: con il lockdown per contrastare la pandemia da coronavirus, la natura abbandonata a se stessa ha ritrovato in alcuni luoghi un nuovo vigore e in diversi parti della penisola sono scesi i livelli di ossidi di carbonio nell’aria. Ma non è tutto. Per celebrare davvero la giornata mondiale della Terra, che compie oggi 50 anni, non dimentichiamoci del clima.
Un fronte sul quale, per questo inizio di 2020, le notizie non sono buone, come confermano i dati riportati sulla mappa Città Clima di Legambiente, dove figurano numeri e fatti dell’Osservatorio dell’associazione sull’impatto dei mutamenti climatici in Italia. Incombe, infatti, il rischio siccità in diverse parti della Penisola, da nord a sud, e delle sue conseguenze sulle colture.

Su un totale di 40 eventi estremi registrati dall’inizio dell’anno, sono 9 i casi di danni al territorio causati da periodi di siccità prolungata. Tra questi si segnalano le situazioni di Puglia e Basilicata a febbraio con gli invasi a secco in entrambe le Regioni, con quasi 150 milioni di metri cubi di acqua in meno rispetto al 2019. La situazione più grave è stata registrata nella diga di Monte Cotugno nel territorio del comune di Senise dove, a distanza di un anno, sono mancati quasi cento milioni di metri cubi.
Conseguenze molto negative sulle colture frutticole nella Capitanata, a Lucera, in particolare per quella dei ciliegi. In difficoltà sono tutte le aree territoriali, con le aziende agricole e zootecniche che ovunque sono costrette a sobbarcarsi spese aggiuntive per sopperire alla mancanza d’acqua. Stessa situazione per la produzione delle lenticchie di Ustica, con l’isola colpita dall’assenza prolungata di precipitazioni.
Non è andata meglio al Nord, con il livello idrometrico del Po sceso come in piena estate. I dati emersi dal monitoraggio della Coldiretti di febbraio evidenziano -2,4 metri (al Ponte della Becca), lo stesso livello di metà agosto 2019. Continua la siccità nel Polesine con i valori di portata al di sotto delle medie di riferimento e in lento e costante esaurimento, ma comunque superiori ai valori minimi storici. A Pontelagoscuro, sezione di chiusura del bacino del Po, la portata attuale è di 920 m3/s, con una riduzione di circa 17-20% rispetto la media di periodo, confermando lo stato di “sofferenza” del bacino, dovuto alla carenza di piogge intense e allo scarso contributo della componente di parte emiliana. Le temperature risultano essere ovunque al di sopra delle medie stagionali (+ 3/5 gradi).
Dati purtroppo in linea con l’andamento dell’anno che ci siamo lasciati alle spalle. Oltre agli eventi metereologici estremi saliti a quota 157, il 2019 è stato caratterizzato anche da un forte caldo. uno degli anni più caldi della storia secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale dell’Onu (WMO) e in cui in Italia il mese di ottobre è stato il secondo più caldo in assoluto dal 1800 a oggi, dietro solo al 2001.
“L’intreccio della pandemia che stiamo vivendo con la crisi climatica rende ancora più rilevante questo Earth Day – sottolinea il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini – abbiamo bisogno di ripensare completamente il nostro sistema energetico, per fermare la crescita della temperatura del Pianeta, e in parallelo adattare le politiche nel territorio agli impatti del clima che già sono in corso”.