Biodiversità a rischio. Mediterraneo osservato speciale

Pur rappresentando lo 0,82% delle superfici marine e lo 0,32% del volume di tutti i mari del globo, il Mar Mediterraneo ospita oltre 12.000 specie marine, tra il 4 e il 18% di tutte le specie marine viventi del Pianeta, moltissime delle quali endemiche. Per il Mare Nostrum le principali minacce sono rappresentate dall’eccessivo prelievo di pesca o sotto forma di by-catch (catture accessorie o accidentali durante pratiche di pesca indirizzate ad altre specie), dallo sviluppo urbano costiero, dall’inquinamento delle acque (tra cui il marine litter) e dalle modificazioni dell’habitat indotte dalle attività̀ umane. Per diverse specie minacciate, come la cernia e lo sgombro, o a rischio come il nasello, è da tenere presente il loro interesse commerciale, che le rende più soggette a pressione e a un potenziale futuro declino.

A squali e delfini, Legambiente dedica uno speciale focus all’interno del report Biodiversità a rischio 2020 che l’associazione ambientalista ha lanciato in occasione della giornata mondiale della biodiversità. A fronte di una popolazione di Tursiopi di circa 10 mila individui in un’area che va dal Mar Ligure al Tirreno, dal Canale di Sicilia all’Adriatico, ogni anno sono circa 180 i delfini trovati morti lungo le coste italiane, vittime soprattutto di catture accidentali nelle attività di pesca a strascico o di piccola pesca. Secondo la Lista Rossa del Mediterraneo, almeno il 53% di squali, razze e chimere originarie del Mare Nostrum è invece a rischio estinzione, tra loro palombo e spinarolo. Anche in questo caso tra gli impatti antropici diretti a cui sono maggiormente esposti i pesci cartilaginei ci sono le catture accidentali (o by-catch). Si stima che durante le abituali attività di pesca più dell’88% dei pescatori abbia catturato degli squali, rimasti in vita nel 75% dei casi.

Un quadro preoccupante che si aggiunge a quello tracciato dalle Liste Rosse italiane sullo stato di conservazione di flora e fauna della Penisola. Sul fronte fauna, delle 672 specie di animali vertebrati italiani nelle Liste coordinate dal Comitato Italiano dell’IUCN, sei si sono estinte in tempi recenti: lo storione, lo storione ladano, il gobbo rugginoso, la gru, la quaglia tridattila, il rinofolo di Blasius.  Sono invece 161 le specie minacciate da estinzione, fra cui lo squalo volpe, l’anguilla, la trota mediterranea, il grifone, l’aquila di Bonelli, l’orso bruno. In pericolo 49 specie tra cui il delfino comune, il capodoglio, la tartaruga Caretta caretta e la gallina prataiola. Anche la flora italiana non è in buona salute: su 386 specie valutate, il 65% di quelle vascolari è infatti da considerarsi minacciato, così come il 55% delle specie non vascolari.

E nell’anno cruciale della biodiversità, Legambiente ricorda che sono stati in gran parte disattesi gli obiettivi decennali sulla conservazione della Natura. Per questo l’associazione ambientalista ha lanciato la sua road map con dieci proposte per rafforzare il Piano strategico per la biodiversità 2020-2030. L’Italia giochi un ruolo chiave: necessario tutelare efficacemente il 30% del territorio nazionale entro il 2030”.

Per sfogliare il report in pdf clicca >> qui

Partner esclusivo dell’edizione 2020 del dossier “Biodiversità a rischio” è Gran Cereale che ribadisce il suo impegno per l’ambiente. Una marca che ha ridotto e compensato le emissioni di CO₂ e ha aderito alla campagna nazionale “Mosaico Verde” promossa da Legambiente e AzzeroCo2 con l’iniziativa “I Boschi di Gran Cereale”. Con questo progetto, Gran Cereale ripristina 6 aree boschive per un totale di 13 ettari di terreno e prevede la messa a dimora di circa 3.200 tra piante e arbusti. Aumento della biodiversità, stabilizzazione del suolo, riduzione del rischio di propagazione incendi, ripopolamento naturale e ripristino di fruibilità delle aree sono alcuni dei benefici raggiunti grazie al progetto.

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