Quindicesimo giorno

Libera compie oggi 25 anni. Un patrimonio insostituibile del nostro Paese, frutto della reazione a uno shock terribile per la nostra democrazia: quello causato dalla stagione terroristica, fatta di stragi e attentati, scatenata da cosa nostra e dai suoi complici, ancora senza volto, tra il 1992 e il 1993. E, allo stesso, tempo, sia dell’intuizione profetica del suo fondatore, don Luigi Ciotti, che di una volontà condivisa da tante associazioni, piccole e grandi, guidate da persone che accettarono una doppia sfida: alle mafie, ovviamente, ma anche ai propri egoismi.

Ne posso scrivere con cognizione di causa perché alla nascita di Libera ho avuto il privilegio e la fortuna di contribuire, nel mio piccolo, su delega dell’allora presidente di Legambiente, Ermete Realacci. Da sempre impegnata nella lotta ai fenomeni criminali, dall’abusivismo edilizio alla gestione illegale dei rifiuti, ma anche agli intrecci tra mafia, appalti, grandi opere e corruzione, soprattutto al Sud, Legambiente mi aveva affidato, nel 1994, il compito di dare vita all’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità, con la redazione del primo Rapporto Ecomafia. L’associazione, insomma, non poteva che rispondere con un sì, forte e convinto, all’appello lanciato da don Ciotti. Lo stesso sì che ho detto anche io, cinque anni dopo, quando sempre Luigi, diventato nel frattempo anche un amico, mi chiese di aiutarlo come vicepresidente nazionale di Libera.

I ricordi sono talmente tanti, dalle straordinarie persone conosciute e che non ci sono più, purtroppo, ai progetti a cui ho lavorato, che rischio di fare troppi torti. Ma due meriti per i quali Libera è, come ho scritto, un patrimonio insostituibile del nostro Paese li voglio ricordare innanzitutto a me stesso: l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie e l’impegno accanto ai familiari delle vittime innocenti. A queste due ragioni sociali costitutive dell’associazione nata 25 anni fa, sono legate le emozioni più forti che ho condiviso con tutte le persone di Libera, a cui voglio un’infinità di bene. La risposta a quei colpi terribili inferti alla nostra democrazia, con le stragi di Capaci, di via D’Amelio, dei Georgofili a Firenze, di via Palestro a Milano, ha fatto rinascere, come beni comuni, luoghi strappati dalle mafie al nostro Paese con la violenza e il sangue, poi riconquistati dallo Stato, grazie al lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, ma troppo spesso abbandonati, a causa dell’inerzia delle istituzioni.  E’ la stessa reazione, condivisa, che fa rivivere, da quel 25 marzo del 1995, la memoria e l’impegno di tutte le vittime innocenti delle mafie, ricordate, non solo il 21 marzo, grazie alla testimonianza e al coraggio dei loro familiari, molti dei quali ancora senza giustizia. Possiamo trarne tutti una lezione, oggi che siamo costretti a vivere un altro shock, causato alla nostra democrazia da un nuovo virus: è solo il noi che vince, sempre.

Auguri, Libera!

#quellocolbongo

Ti consigliamo anche