Non ho scritto nulla, finora, su quanto sta accadendo nel nostro Paese a causa del coronavirus. Soprattutto perché ero confuso, incerto, credo come molti. Da ieri ho le idee più chiare: restare a casa, per ognuno di noi, è un atto di responsabilità. Significa ripensare le proprie abitudini, il proprio lavoro, per chi ha la fortuna di averlo, riducendo al minimo indispensabile qualsiasi contatto sociale. Senza compromettere, per quanto possibile, intensità e qualità del proprio impegno.
Non è semplice, perché fino ad oggi per me restare a casa significava non stare bene. Oppure preparami per una vacanza. E invece oggi mi sento quasi in colpa. Dovrei pensare esattamente il contrario: riorganizzare il mio lavoro e, per chi ne ha la responsabilità, quello di altre persone restando tutti a casa, è la scelta più coraggiosa che si deve fare.